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Berrettini e una testa che lo porterà lontano

Persi i primi due set, il romano non si abbatte e schianta alla distanza il n.15 ATP Jack Sock (per quanto in crisi). Prima nel raccoglie la stanchezza fisica, poi non si fa distrarre da un avversario “zoppo” per tutto il quinto set. L'Italia porta sei giocatori al secondo turno, ma Matteo possiede le prospettive migliori sul lungo termine.

È presto per dire se Matteo Berrettini potrà diventare il top-10 che l'Italia aspetta da un'eternità. Attualmente, il ranking ATP lo vede al numero 81, con un best ranking in continuo aggiornamento. Nell'editoriale del numero di Tennis Italiano appena uscito nelle edicole, il nostro direttore ha parlato apertamente di questa possibilità: ha visto in Matteo le stimmate mentali che sono mancate a tanti, troppi tennisti italiani transitati ad alti livelli negli ultimi 40 anni. Queste qualità sono emerse nella bella vittoria contro Jack Sock al primo turno di Wimbledon. Se è vero che l'americano viene da una stagione difficile, il match aveva preso le sembianze di un incubo per il romano, seguito a bordocampo dal padre, da coach Vincenzo Santopadre e da Umberto Rianna, altra figura importante della sua crescita tennistica. Un incubo soprattutto dopo aver perso il primo set, in cui era andato avanti di un break e aveva servito sul 5-4. Niente da fare. Perso anche il secondo, Matteo sembrava condannato a un'onesta eliminazione al primo turno. Invece ha continuato a giocare come se niente fosse, affidandosi alle sue qualità, buone per ogni stagione. La standardizzazione delle superfici ha reso i tornei molto simili tra loro, Wimbledon compreso. E allora non c'era bisogno di troppi stravolgimenti tattici per affrontare Jack Sock, che si è presentato a Londra con l'inquietante bottino di 5 vittorie e 11 sconfitte in stagione. I dati ATP dicevano che a Matteo era andata più o meno così, con 5 vittorie e 10 sconfitte. Ma dimenticavano i risultati nei Challenger e nelle qualificazioni, che gonfiano a volontà la stagione del romano. Il 6-7 6-7 6-4 7-5 6-2 con cui si è goduto il tramonto londinese, è la 32esima vittoria di una stagione che gli sta dando soddisfazioni importanti, in cui sta annusando con continuità l'aria del grande tennis.

MATTE CADE E SI RIALZA
Il successo contro Sock è frutto di tanti fattori, non ultimo le intelligenti scelte di programmazione. Anziché infognarsi nei Challenger per raccogliere punti fini a se stessi, Berrettini ha portato avanti una programmazione da big, ambiziosa, mostrando una bella mentalità internazionale. Dopo l'ottimo terzo turno a Parigi, si è concesso le qualificazioni ad Halle e Eastbourne, arrivando in entrambi i casi nel tabellone principale (ad Halle da lucky loser) e i risultati si sono visti sul Campo 12 di Wimbledon, in cui ha schiantato alla distanza un giocatore importante, ancorché in crisi. Berrettini non è dotato di una tecnica straordinaria, nel senso che i suoi colpi privilegiano l'efficacia allo stile, la solidità al gesto tecnico fine a se stesso. Con servizio e dritto, in particolare, la palla viene maltrattata e non “accarezzata” come faceva coach Santopadre. Da ragazzo intelligente, ha capito ben presto che il tennis è uno sport di percentuali. Ha portato avanti il progetto anche contro Sock, anche dopo aver perso i primi due set. Ha cambiato la geografia della partita nel game d'apertura del terzo, in cui ha brekkato Sock al termine di un game di 19 punti. Intascato il parziale, ha dovuto sempre rincorrere nel quarto. Ha anche servito per rimanere nel match sul 4-5, ma non ha concesso reali chance all'americano. Si è avuta la sensazione che Sock aspettasse che il successo piovesse dal cielo, che fosse Berrettini a regalarglielo.

SOGNO DEL POTRO
Non aveva fatto i conti con una solidità mentale che poi ha avuto sublimazione nel quinto set, quando un problema muscolare alla coscia sinistra ha limitato i movimenti dell'americano. Era la tipica situazione in cui il giocatore “sano” poteva distrarsi, disunirsi, spaventarsi, anche perché Sock era uscito dal campo a fine quarto set, per farsi massaggiare. Ha continuato a chiedere l'aiuto del fisioterapista per tutto il quinto set, ma Berrettini si è appropriato degli ultimi cinque game e di un secondo turno non impossibile contro Gilles Simon. Bene o male, Sock era pur sempre n.18 del seeding. Significa che Matteo si è aperto il tabellone, ancora di più dopo l'uscita di scena del numero 10 David Goffin. Bisogna fare un passo alla volta, ma la prospettiva di un ottavo contro Juan Martin Del Potro non sembra così remota. Al di là del singolo torneo, c'è la piacevole sensazione di aver trovato un giocatore in grado di vincere quando deve farlo, e persino con la capacità di fare qualcosa di più. Parlare di top-10 è prematuro, ma quella testa da campione (che molti avevano notato quando aveva messo il naso nei Challenger italiani) ricorda – facendo le debite proporzioni – quella di Novak Djokovic. E l'Italia, intanto, se la ride con la bellezza di sei rappresentanti al secondo turno del singolare maschile. Abbiamo vissuto momenti peggiori.

WIMBLEDON UOMINI – Primo Turno
Matteo Berrettini (ITA) b. Jack Sock (USA) 6-7 6-7 6-4 7-5 6-2

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