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Per domani l’accordo è di non rompere più di tre racchette a set”. Bastano queste parole, pronunciate fra le risate generali da Yannick Noah durante il sorteggio di Francia-Spagna, per capire con che spirito il capitano ha accolto per la prima volta Benoit Paire in nazionale. Una scelta che fa rumore, perché i rapporti fra il giocatore e la FFT erano tesi da anni, ed è
proprio grazie all’intercessione dell’ex campione del Roland Garros, leader perfetto, grande comunicatore e uomo molto carismatico, che la Federazione ha deciso di chiudere un occhio sul passato. Hanno dimenticato gli screzi e ricostruito i rapporti, a tal punto che un giocatore sempre rimasto lontano dall’orbita federale sarà titolare nella semifinale dell’ultima edizione della Davis Cup tradizionale. È vero che in Italia abbiamo visto tornare in nazionale una giocatrice il cui rapporto col padre-coach è stato definito “da telefono azzurro” dal presidente federale, ma la spaccatura fra Paire e la FFT, per quanto meno rumorosa, era altrettanto grande. Anche perché un vero rapporto non c’era sin dai tempi dei tornei under, quando il suo caratterino non andava giù ai responsabili del settore tecnico, che decisero di allontanarlo. Ne aveva parlato con noi qualche anno fa, in
una divertente intervista per il vecchio TennisBest. “
Ho combinato qualche cavolata, spaccavo un sacco di racchette e a loro non stava bene, così mi hanno allontanato. Quindi io mi sono sempre mosso fuori dall’ambito federale, e loro hanno puntato su altri giocatori. Ma mi sta bene così, io gioco solo per me stesso”. Da quei tempi ne è passata di acqua sotto i punti, Paire è diventato un ottimo giocatore ed è arrivato anche fra i primi 20 del mondo, ma,
vuoi perché ha sempre avuto più di un connazionale davanti nel ranking ATP, vuoi perché ne ha combinate altre, la nazionale non l’aveva mai vista nemmeno col binocolo.