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Riccardo Bisti
11 January 2018

Bedene: "Gran Bretagna, ho fatto quel che potevo”

Per la prima volta, Aljaz Bedene parla dopo aver scelto di rappresentare (di nuovo) la Slovenia, con il solo obiettivo di giocare Davis e Olimpiadi. “Avevo scelto la Gran Bretagna perché volevo restituire qualcosa a un Paese che mi ha dato molto. Non è stata una scelta mia, ma dell'ITF”. Opinione discutibile.

Per la prima volta da quando è tornato a rappresentare la Slovenia, Aljaz Bedene ha espresso i suoi sentimenti. La storia è nota: ottenuta la cittadinanza britannica dopo un lungo iter, il n.51 ATP era pronto a giocare in Coppa Davis e rappresentare il Regno Unito ai Giochi Olimpici. Non è stato possibile, poiché l'ITF ha fatto valere un regolamento che impedisce di giocare per un Paese dopo che lo hai già fatto per un altro. E lui, nel 2011 (peraltro quando risiedeva già in Inghilterra), aveva giocato un match di Coppa Davis a risultato acquisito (Italia-Slovenia ad Arzachena). Ricorsi e controricorsi non sono serviti: la voglia di giocare le Olimpiadi è stata la discriminante che lo ha spinto a una sorprendente retromarcia: dal 1 gennaio, Bedene è di nuovo un giocatore sloveno (sia pure con residenza in Gran Bretagna). “Il mio periodo da britannico è stato un grande viaggio con un brutto finale – ha detto – non ho fatto questa scelta perché non mi piacesse la Gran Bretagna, anzi, io la volevo rappresentare sul serio. A ben vedere, non è stata una mia decisione: ha scelto l'ITF. È stata dura, ma quello che ho fatto è stato corretto. Io ho fatto tutto quello che potevo. È una storia triste, ma adesso mi trovo a vivere un nuovo inizio”. La faccenda Bedene ha fatto discutere per il suo “opportunismo”: pur di portare avanti il suo sogno olimpico, ha effettuato una scelta di interesse e non certo di cuore.

“CHE STRANO VEDERE LA BANDIERA SLOVENA”
Bedene sostiene di non provare alcun disagio dopo aver giurato fedeltà al paese che lo ospita da tanti anni. Di più: ha negato di aver preso la cittadinanza solo con l'obiettivo di giocare le Olimpiadi, e magari la Coppa Davis. “No, la ragione principale era il desiderio di restituire qualcosa a una nazione che mi ha dato tanto. Da quando vivo lì, ho avuto la sensazione di esserci da sempre”. Tra le righe, ha ammesso le difficoltà della situazione. “Ero un po' triste, ma alla fine ho dovuto prendere una decisione perché non era salutare per me. Volevo giocare Davis e Olimpiadi, ma quando le cose sono fuori dal tuo controllo, non è facile accettarle”. Ancora adesso, sostiene di provare una strana sensazione nel vedere la parola “Slovenia” e relativa bandiera accanto al suo nome, tuttavia spera di avere ugualmente il sostegno del pubblico nella stagione sull'erba, che culminerà a Wimbledon. Non ha totalmente reciso il legame con la Gran Bretagna: intanto continuerà a lavorare con coach Nick Cavaday, poi manterrà il passaporto tanto faticosamente conquistato. “Ho preso questa decisione con obiettivi puliti. Voglio avere un rapporto chiaro con tutti e ho parlato con Stephen Farrow, responsabile legale della LTA, che mi ha dato una grande mano. Ho fatto tutto quello che potevo. Loro hanno fatto tutto quello che potevano, davvero”. Resta il fatto che, per inseguire un sogno personale, ha fatto una scelta di totale incoerenza. Solo il tempo ci dirà se ne sarà valsa la pena.

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