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Riccardo Bisti
18 January 2017

Barty, la rinascita nata da un barbecue

Con l'eliminazione di Kyrgios, gli australiani si consolano con la favola di Ashleigh Barty, che un paio d'anni fa si era fermata “a tempo indeterminato” per dedicarsi al cricket. Oggi raggiunge per la prima volta il terzo turno in uno Slam. E tornerà a giocare il doppio insieme alla sua grande amica Casey Dellacqua, figura importante nella sua scelta di tornare.

Secondo alcune indiscrezioni, la separazione forzata con Casey Dellacqua, sua compagna di doppio, era stata una delle ragioni del ritiro di Ashleigh Barty ad appena 18 anni. Proprio lei, che aveva vinto Wimbledon Junior a 15 anni ed era stata definita “la miglior promessa australiana degli ultimi 20 anni”. Secondo altre indiscrezioni, quando decise di appendere la racchetta al chiodo, la Barty faticava ad accettare la sua omosessualità. Qualunque sia la ragione, oggi è una persona diversa. Più grande, più matura e più forte. Nel giorno della grande delusione di Nick Kyrgios, gli australiani si consolano con lei, figliol prodigo del tennis australiano, splendida nell'acciuffare il terzo turno battendo Shelby Rogers, che pure le sta davanti di 171 posizioni (n.52 contro 223). “E' stato bellissimo, sul campo mi è venuta la pelle d'oca. Non so se sia stata la più bella della mia carriera, ma sono davvero soddisfatta di come ho giocato”. Per infiocchettare il 7-5 6-1 finale, ha tirato ben 29 colpi vincenti a fronte di appena 11 errori. “Sensazioni stupende: mi sentivo in pieno controllo di palla e racchetta. E' bello quando le due cose si fondono insieme. Ed è bruttissimo quando non succede. Grande merito al mio coach (Craig Tyzzer, ndr) e al mio preparatore atletico. Insieme a loro, dopo ogni match, facciamo un backup in modo che io sia sempre pronta, fisicamente e tecnicamente”.  

UNA CHIACCHIERATA PER CONVINCERSI A TORNARE
​Può andare ancora avanti: adesso sfida Mona Barthel, proveniente dalle qualificazioni. “Non l'ho vista molto, dovrò aggiornarmi, però l'ho affrontata una volta e mi ha battuto, soprattutto fuori dal campo”. La vicenda della Barty piace, affascina, soprattutto per i vari retroscena. Dodici mesi fa, mentre si giocava l'Australian Open, si trovava a Sydney, a casa della Dellacqua, a godersi un barbecue. Le due hanno parlato, a lungo. “Ci siamo raccontate le nostre esperienze e abbiamo avuto la sensazione di avere ancora qualcosa in sospeso. Domani giochiamo il doppio, speriamo di divertirci”. Nel 2013 erano una delle coppie più forti, giocarono addirittura tre finali Slam. Poi la Dellacqua ha ottenuto buoni risultati in singolare, la sua compagna ha messo al mondo un figlio...e la coppia si è sfaldata. Da lì è partita una crisi personale, ancor prima che tecnica, per la miglior giocatrice aborigena dai tempi di Evonne Goolagong, che in tempi non sospetti l'aveva indicata come sua erede. Non la diventerà, però può togliersi soddisfazioni importanti. Specie adesso che è serena e vive come un “bonus” tutto quello che le succede.  

IL CRICKET E' SOLO UN RICORDO
​L'anno scorso aveva giocato il campionato australiano di cricket, indossando la casacca delle Brisbane Heat nella Women's Big Bash League. “Non chiedetemi se c'è qualche similitudine tra tennis e cricket, sono movimenti del tutto diversi. Però sono rimasta molto legata alle mie ex compagne, ancora oggi quando seguo le partite in streaming mi emoziono per le loro vittorie. Spero che oggi, per loro, sia stato lo stesso”. E' come se da quelle parti, a gennaio, ci sia un po' di magia: negli ultimi anni, il tennis australiano ha regalato tante belle storie, quasi da film, proprio nel loro torneo più importante. Jelena Dokic, la stessa Dellacqua (quando batté la Mauresmo), poi Tomic, le avventure di Hewitt, l'arrivo di Kyrgios. Adesso c'è un figliol prodigo al femminile: la ragazza che a 18 anni aveva smesso e oggi ha scelto di ricominciare. Ed è più forte che mai. “Casey è stata importante, però credo che avrei capito anche da sola che era arrivato il momento. Era il momento giusto per tornare”. E adesso guai nel porre limiti alla provvidenza. A maggior ragione se hai un talento da top-20 ma non sei nemmeno entrata tra le prime 100.   

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