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Marco Caldara
27 January 2017

Cinque ore per tornare Rafael Nadal.

Altro che NextGen! Il tennis prende la macchina del tempo e riavvolge il nastro: la finale dell’Australian Open sarà fra Roger Federer e Rafael Nadal. Un ritorno al passato unico, garantito da un “Rafa” indistruttibile che ricorda quello di un tempo:. Contro Grigor Dimitrov fa a sportellate per cinque ore, annusa la sconfitta ma la rifiuta, e vince 6-4 al quinto. Non sarà la rinascita, ma un Nadal così ha ancora molto da dire.

Magari non sarà una rinascita. Magari resterà un caso isolato, irripetibile come un Australian Open in salsa vintage che in un paio di giorni si è trasformato dallo Slam più strano degli ultimi anni a quello più anziano dell’intera Era Open. Ma questo Rafael Nadal ha ancora molto da dare al mondo della racchetta. Sembrava consumato, esaurito come due pile che a forza di ricariche non durano più nulla, incapace di essere sé stesso nei momenti più importanti, nei tornei più importanti. E invece alla prima occasione buona eccola lì, la zampata che mancava addirittura dal Roland Garros 2014, quasi due anni e mezzo fa. Due anni e mezzo di fatiche, di problemi, di dubbi, cancellati con una finale Slam che si candida a rilanciarne le ambizioni. Perché un conto è credere di poter ancora ottenere certi risultati, un altro è avere delle prove, raccolte e sudate sul campo, con la semifinale da urlo vinta contro un magnifico Grigor Dimitrov, dopo cinque set, cinque ore e cinque quintali di emozioni. È finita 6-3 5-7 7-6 6-7 6-4, e basta il punteggio a dire tanto, tantissimo. Quasi tutto. A raccontare di un Dimitrov mai dopo fino alla fine, capace di aggiungere sempre un atto in più, alla faccia di chi gli ha sempre dato del perdente, di quello pronto a sparire alla prima difficoltà. Forse lo è stato, ma di certo non lo è più, grazie alla cura di Dani Vallverdu e una ritrovata tranquillità che pare miracolosa. La sua prima finale Slam deve aspettare, anche se ha giocato il miglior tennis della sua carriera, perché ha beccato un Nadal che non si vedeva da un pezzo. Pazienza: stavolta doveva andare così. Ma si è capito che è ancora prestissimo per darlo per spacciato, e per lui passeranno altre chance. L’importante è che si faccia sempre trovare pronto, a partire dal Roland Garros.
CHE TENNIS NEL QUINTO SET
Nelle 4 ore e 56 minuti che hanno infiammato la Rod Laver Arena si sono viste tutte le versioni di Nadal. Quello perfetto del primo set, stile anni d’oro. Quello poco cinico che nel secondo parziale agguanta per due volte Dimitrov ma finisce per perdere il set. Quello insicuro di buona parte del terzo, che si lascia riacciuffare un paio di volte nel tie-break. Ma soprattutto il lottatore capace di passare sopra a tutte le difficoltà come un carro armato, e di andare a vincere un incontro che col passare dei minuti è diventato via via sempre meno scontato, in barba alla statistica sparata da ESPN. Allo scoccare delle 3 ore e mezza hanno segnalato come questo fosse diventato il settimo match della carriera di Dimitrov a superarle, precisando che i sei precedenti li aveva persi tutti, come a voler anticipare una resa imminente. Niente di più sbagliato. Ha perso anche stavolta, è vero, ma ha tenuto botta per un’altra ora e mezza, incassando e restituendo colpi su colpi ai ritmi di un Nadal vecchio stile, quello che nelle difficoltà tira fuori il meglio, e al quinto set vince di carattere, di grinta e di personalità, ancora prima che di tennis. Con le quattro ore ormai a un passo, “Grisha” è riuscito a vincere un quarto set in cui sembrava non averne più, giocando un tie-break magistrale, sempre col piede sull’acceleratore. Sapeva che o attaccava lui o non avrebbe avuto chance, allora si è preso i suoi rischi e ha meritato il set decisivo, aiutandosi col servizio dove non arrivava con gambe e cuore. Nel quinto il livello si è impennato e sono arrivate chance a pioggia, da entrambe le parti. Prima ha avuto tre palle-break Nadal, poi una Dimitrov, quindi un’altra Nadal, e poi ancora due il bulgaro, pericolosissime, sul 4-3. Ma non c’è stato modo di fare il punto: sulla prima Nadal ha colpito un winner di rovescio da fondocampo, sulla seconda si è presentato a rete a chiudere la volèe e si è caricato come ai vecchi tempi, come se potesse stare in campo per altre cinque ore. Dimitrov invece non ne aveva veramente più, e fallito l’ultimo assalto è crollato. Sul 4-4 ha perso il servizio, ma di mollare non ci ha pensato un secondo. Neanche sul 30-0 de game successivo. Ha continuato a crederci anche se era sfinito, ribadendo che l’approccio di quest’anno sarà questo: sempre un punto in più, piuttosto che un punto in meno. Ma sul 30-30 Nadal gli ha fatto vedere la ricetta del campione, servendo il primo ace del set. Più chiaro di così. Il bulgaro è riuscito a spiare qualche ingrediente, e con un paio di winner ha cancellato i primi due match-point. Ma poteva cancellarne anche quindici: questo Nadal il modo per vincere il match l’avrebbe trovato comunque.
FEDERER CONTRO NADAL, E CHI VINCE CONTA POCO
Scrivere il risultato delle semifinale fa un certo effetto: uno fra Roger Federer e Rafael Nadal tornerà a vincere un torneo del Grande Slam. Non era per niente scontato, sembrava più scontato il contrario. Invece questo Australian Open ha bruciato in un colpo solo quasi dieci anni di storia della racchetta, diventando – BranchStats informa – il primo Slam dell’Era Open  con quattro finalisti over 30 (media d’età 34.48). Non un bene per il futuro, ma sicuramente un bene per il presente, come se gli dei del tennis avessero voluto regalare un gran finale alla rivalità più accesa del ventunesimo secolo. Saranno di nuovo loro, Roger e Rafa. Atto numero 35, finale Slam numero nove, la prima dal Roland Garros 2011. Forse non ci avrebbero creduto nemmeno loro, sicuramente non Nadal. Federer è più spavaldo, non ha mai dubitato di sé stesso. Il maiorchino invece l’ha sempre fatto anche quando vinceva qualsiasi cosa, figurarsi quando le sconfitte sono diventate tante quante i successi, e soprattutto contro avversari che un tempo divorava a occhi chiusi. “Essermi qualificato per la finale, dopo un match come questo, significa tantissimo”, ha detto “Rafa” al microfono di Jim Courier. “Ho avuto un 2016 molto difficile, e per tornare a certi livelli serve tempo. Ho lavorato tantissimo nell’ultimo mese e mezzo, ed essere in finale all’Australian Open è un sogno che si avvera. Mi sento fortunato. Giocare di nuovo contro Federer sarà un privilegio: è qualcosa di speciale per entrambi”. Volevano farlo lo scorso ottobre, in occasione dell’inaugurazione dell’Accademia di “Rafa” a Manacor, ma lo spagnolo aveva male al polso e lo svizzero era fermo per il ginocchio, così sono stati costretti a rinunciare. Meglio, le esibizioni possono aspettare. C’è ancora (almeno) una finale Slam da giocare. E che vinca il migliore. Il suo nome importa zero: la storia è già stata scritta.
 
AUSTRALIAN OPEN 2017 – Semifinale
Rafael Nadal (ESP) b. Grigor Dimitrov (BUL) 6-3 5-7 7-5 6-7 6-4

GLI HIGHLIGHTS DELLA SEMIFINALE
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