Marco Caldara
27 January 2018

La rivincita di "Caro": primo Slam e n.1

L'Australian Open 2018 è di Caroline Wozniacki: una finale equilibratissima dà ragione alla danese, che batte Simona Halep 6-4 al terzo set, mettendo fine alla storica maledizione nei tornei dello Slam. Decisive nel finale le energie fisiche e mentali. La Wozniacki torna numero 1 del mondo a sei anni dall'ultima volta.
Chissà quante volte se l’è immaginato Caroline Wozniacki il suo primo titolo Slam. Prima erano i sogni dolci di una ragazzina che ambiva a vincere i tornei che vedeva in tv, poi sono diventati gli incubi di una ventenne che di quei tornei ne vinceva buona parte, dominava la classifica WTA e batteva tutte le avversarie, ma nei quattro Major le andava sempre storto qualcosa. Frasi che ora vanno coniugate al passato, perché il primo titolo Slam della 27enne di Odense è finalmente arrivato all’Australian Open, al termine di una delle finali Slam più equilibrate degli ultimi anni. Sia lei sia Simona Halep se lo meritavano allo stesso modo, ma era già scritto alla vigilia che una delle due avrebbe lasciato la Rod Laver Arena a testa bassa, aggiungendo un’altra batosta all’elenco delle delusioni. È finita 7-6 3-6 6-4 per la danese, dopo una battaglia in cui il tennis è stato solo una piccola percentuale, sovrastato dai nervi e dal fisico, a conferma di come ormai per vincere serva soprattutto altro. Quell’altro che Caroline ha mostrato di avere di più nel finale, quando la sfida poteva andare da una parte come dall’altra. Avesse vinto la Halep ci sarebbe poco da discutere, perché il duello è stato in bilico fino al 30-30 del decimo game del terzo set, quando la tabella dei punti recitava 108 da una parte e 108 dall’altra. Un equilibrio scandito da game lottatissimi, difficoltà e alti e bassi a specchio, spezzato solo da una magia della danese, che ha tirato fuori il punto più bello del match nel momento più importante, seguendo la legge di Mouratoglou. “Una finale Slam si vince andando a prendersi i punti, non aspettando gli errori dall’avversaria”, ha twittato il guru del coach durante il match, e l’Australian Open 2018 è finito più o meno così, risolto da un rovescio incrociato dall’enorme coefficiente di difficoltà, che pesa da solo come tutti gli altri 109 punti raccolti dalla Wozniacki in 2 ore e 49 minuti di ottima intensità.
LA HALEP È DA APPLAUSI, MA NE HA DI MENO
Nel corso del duello la regia ha regalato una statistica molto interessante, che dice molto sulla famosa fobia Slam della Wozniacki: nei 43 Slam disputati in carriera non aveva mai battuto una top-5. Ce l’ha fatta nel momento più opportuno, lottando in più di un frangente anche con sé stessa, ancora prima che con l’avversaria. Come quando nel primo set si è fatta riprendere da 5-2 a 5-5, prima di giocare un ottimo tie-break, o come quando nel secondo ha mancato 7 palle-break su 7 e ha perso servizio (e set) nell’unica concessa, contro una Halep che aveva già dato segnali di difficoltà fisica, fra un calo di zuccheri, un principio di crampi e un tennis al risparmio, come se avesse capito di averne meno. Ma il suo ammirevole spirito combattivo le ha permesso di fare un altro miracolo, in un torneo che sembrava già finito almeno tre volte, fra la famosa distorsione alla caviglia e i match-point salvati a Davis e Kerber. I dieci minuti di stop per la heat rule, scattata fra secondo e terzo set (intorno alle 22!) a causa dell’eccessiva umidità, le hanno dato un attimo di respiro, ma al rientro in campo la battaglia psico-fisica è diventata ancora più serrata, a scapito della qualità ma a favore del pathos. Sono fioccati break e contro-break, con la Wozniacki avanti due volte ma poi costretta a inseguire, anche se era palese che la Halep ne avesse meno. Merita un applauso per come è riuscita a tenere vivo il duello, ma dal 4-3 e servizio al terzo è andata in apnea. La danese ha chiesto l’intervento del fisioterapista per un fastidio sotto al ginocchio sinistro, ma il time out è le servito soprattutto per schiarirsi le idee. Ha recuperato il break, è salita 5-4, e poi ha risolto il match nel decimo game. Da campionessa. La Halep si è fatta del male da sola commettendo sul 30-15 il primo doppio fallo del match, ma la partita la vinta Caroline, nel punto successivo. Costretta a giocare lontanissima dal campo, nell’angolo del rovescio, si è inventata un cross strettissimo, quasi impossibile, obbligando la Halep a consegnarle una palla comoda da chiudere col diritto. Una mazzata morale che ha pagato nel punto seguente: lei si è messa di nuovo in trincea a difendere, la Halep ha spedito in rete un rovescio e finalmente lo zero dalla casella dei titoli Slam è stato cancellato. Per sempre.
TORNARE NUMERO 1 IN GRANDE STILE
Nella cerimonia di premiazione Caroline non riusciva a smettere di sorridere, mentre la Halep avrebbe dato metà assegno pur di poter sparire il più in fretta possibile. Le tocca masticare di nuovo amaro, ma prima o poi il suo momento arriverà. Ora è il turno della Wozniacki, che sta davvero vivendo un momento magico, nella carriera come nella vita privata. A ottobre ha vinto le WTA Finals, ora si è regalata il primo Slam e tornerà in vetta alla classifica WTA a sei anni esatti dall’ultima volta (mai nessuna ce l’aveva fatta dopo così tanto tempo), e ha finalmente ritrovato la tranquillità anche fuori dal campo. I giocatori giurano che star bene fuori aiuta a vincere, e il suo caso lo dimostra. La fine burrascosa della love story col golfista Rory McIlroy l’aveva lasciata a pezzi, ma il fidanzamento con l’ex cestista David Lee, suo promesso sposo, le ha restituito la serenità giusta per tornare la leader del tennis femminile. Il suo Slam australiano ha vissuto il turning point al secoundo turno. Era sotto 5-1 al terzo contro Jana Fett, ma ha recuperato ha salvato due match-point, e una decina di giorni dopo ha finalmente messo fine a una maledizione Slam che l’aveva accompagnata per anni. Ha rischiato anche di portarsela nel post-carriera, quando una quindicina di mesi fa era scivolata al numero 70 WTA, e papà Piotr si era addirittura lasciato scappare un’ipotesi di ritiro. Invece lo Us Open 2016 l’ha rilanciata, il 2017 è stato un anno fantastico e il 2018 è iniziato ancora meglio, arricchendo una carriera spesso sottovalutata ma ugualmente di altissimo livello. È stata numero uno del mondo per 67 settimane (nona di sempre, davanti a tanti mostri sacri), ha vinto 27 tornei WTA, e a 27 anni è ancora sufficientemente giovane per fare ancora grandi cose. Bisogna vedere se ne avrà le motivazioni, che non è scontato possa trovare ora che il grande obiettivo della sua carriera è stato raggiunto, ma volendo di soddisfazioni se ne può prendere tante altre. Rispetto al biennio 2010-2011 è una giocatrice molto più completa, perché ha fatto progressi evidenti nel diritto e ha trovato un’arma importante nel servizio. Ma soprattutto ha imparato a vincere le partite che contano davvero.

AUSTRALIAN OPEN – Finale femminile
Caroline Wozniacki (DAN) b. Simona Halep (ROU) 7-6 3-6 6-4
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