Marco Caldara
23 January 2018

La Polo di Edmund è diventata una Ferrari

Grande sorpresa a Melbourne Park: Kyle Edmund sfoderà un'altra prestazione di grande qualità e fa fuori anche Grigor Dimitrov, diventando il sesto britannico a conquistare una semifinale Slam nell'Era Open. Il bulgaro fallisce un'altra occasione importante, ma il 23enne nativo di Johannesburg ha i mezzi per fare cose importanti.
“Si dice che i primi due problemi per un giovane tennista siano la prima fidanzata e la prima automobile. Cosa ne pensi?”. “Nel mio caso non è così: con la prima fidanzata non ci sto già più da un pezzo, e guido una normalissima Volkswagen Polo”. Così rispondeva Kyle Edmund due anni e mezzo fa, quando ancora stava cercando una via per abbandonare definitivamente i tornei Challenger, e ultimare il passaggio nel circuito ATP. Ce l’avrebbe fatta qualche settimana più tardi, ma forse nemmeno lui aveva ancora capito, fino a poche ore fa, quale potesse essere la sua dimensione. Lo aiuterà a schiarirsi le idee la magica cavalcata all’Australian Open, che proprio non ne vuole sapere di fermarsi e si è arricchita di un altro capitolo, molto amaro per Grigor Dimitrov e molto felice per lui. Il 23enne britannico l’ha spuntata per 6-4 3-6 6-3 6-4 ed è diventato il sesto tennista britannico (dell'Era Open) a conquistare la semifinale in un torneo del Grande Slam, dopo Riger Taylor, John Lloyd, Greg Rusedski, Tim Henman e Andy Murray. Gli ultimi due ce li aveva vicini: il secondo, ancora a letto dopo l’operazione all’anca, incollato alla tv a seguire i suoi match con l’iPhone in mano e i polpastrelli caldi per dire la sua su Twitter, mentre Henman era in tribuna, e sembrava addirittura commosso dopo il match-point vincente. Difficile che si riveda in un giocatore che col suo tennis serve&volley ha poco a che vedere e di sangue british non ne ha, visto che è nato a Johannesburg da genitori sudafricani, ma aver trovato una potenziale alternativa a Murray è una buona notizia, specie ora che il n.1 britannico resterà fuori ancora per mesi.
IL MOTORE È GIÀ DA FERRARI
La scorsa settimana Murray aveva definito il successo di Edmund in cinque set contro Nikoloz Basilashvili come il migliore della carriera del connazionale, mentre oggi si è limitato a un “wow”. Non aveva parole nemmeno lui, per il modo in cui Edmund ha gestito il suo primo match sulla Rod Laver Arena, contro un Dimitrov che sembrava in formissima, rigenerato dal pericolo scampato al secondo turno contro il qualificato Mackenzie McDonald. Il bulgaro aveva vinto un match splendido contro Nick Kyrgios e secondo molti aveva le chance per puntare seriamente al primo titolo Slam, invece a sognare un posto in finale ci sarà Edmund, uno dei soli due top-50 (e l’altro è Shapovalov, che però il circuito lo frequenta da circa sei mesi) che di finali ATP non ne hanno giocate nemmeno una. Una statistica negativa che metteva qualche freno ai pronostici sulle possibilità di un ragazzo che la prima racchetta l’ha impugnata a dieci (!) anni e il tennis l’ha scelto definitivamente solo tre anni dopo, quando buona parte dei coetanei studiava già da professionista. Prima aveva fatto di tutto: calcio, rugby, cricket, atletica, ma principalmente il nuoto. Poi ha 13 ha optato per la racchetta e non ha sbagliato. Lo zero nelle finali (per ora) resta, ma le perplessità sono state spazzate via da una semifinale Slam che pesa più di una manciata di titoli qualsiasi. Qualche aspetto del suo tennis è ancora più simile a quello di una Polo, e il catalogo degli optional è un po' avaro, ma il motore è già degno di una Ferrari, con uno dei diritti più veloci del Tour e un bel modo di stare in campo. Si è visto nell’ultimo game del match, al termine di un quarto set giocato male da entrambi, ma vinto comunque da lui. È arrivata un po’ di tensione e il suo braccio ha risposto con un doppio fallo, ma tutta la paura si è volatilizzata dopo l’ultimo Challenge di Dimitrov, tentativo disperato di regalarsi un’altra chance quando ormai anche l’ultima se n’era andata.
DUE UNDER-23 IN SEMIFINALE?
È una sensazione incredibile – ha detto Edmund a fine match – e sono davvero tanto felice. Queste sono quel genere di emozioni che richiedono un po’ di tempo per essere comprese. Sto solo provando a cercare di godermi il momento. Sapevo che contro Grigor sarebbe stata dura, e specialmente nel secondo set ho fatto fatica. Il livello si è abbassato tanto, ma nel terzo sono cresciuto di nuovo e sono riuscito a tenere i nervi saldi fino alla fine, pregando perché l’ultima palla fosse fuori”. Nel corso dell’off-season, nel Regno Unito aveva fatto discutere la scelta di Edmund di spostare la residenza alle Bahamas per ragioni fiscali, ma le imprese sportive, giusto o sbagliato che sia, hanno il potere di far di dimenticare tutto. Oggi lo applaudono e sognano con lui, in uno Slam che – Federer e Nadal a parte – si sta popolando di volti nuovi. Ci sono il suo, quello di Hyeon Chung e quello di Tennys Sandgren, e se il coreano non farà scherzi nel quarto contro lo statunitense lo Slam di Melbourne avrà anche in semifinale due under-23. Qualcosa che non accadeva da un bel po’, e che in pochi avrebbero scommesso di veder di nuovo possibile grazie a Edmund e Chung (o quasi, il coreano deve ancora vincere), e non per merito dei molto più inflazionati Zverev, Rublev, Shapovalov e compagnia. Si tratta anche di una questione d’età, visto che Edmund è del 1995 e Chung del 1996, mentre gli altri hanno almeno un anno in meno, ma il britannico – che salirà al numero 26 del mondo – non crede di essere ancora un giocatore fatto e finito. “Oggi il picco è fra i 26 e i 28 anni, e ho ancora tempo per migliorarmi. Non ho fretta, e voglio fare le cose bene per arrivare a quell’età nel miglior modo possibile”. Farlo anche con qualche semifinale Slam in tasca non dev’essere male…

AUSTRALIAN OPEN UOMINI - Quarti di finale
Kyle Edmund (GBR) b. Grigor Dimitrov (BUL) 6-4 3-6 6-3 6-4
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