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Marco Caldara
22 January 2018

Il derby del rancore va a Katerina Pliskova

Dopo il tradimento e i dispetti dell'off-season, in cui Karolina Pliskova ha scippato coach Krupa a Barbora Strycova, e quest'ultima si è "vendicata" assumendo David Kotyza (ex Pliskova), le due si sono trovate di fronte negli ottavi a Melbourne per la resa dei conti. Ma non ci sono state scintille. Va avanti l'ex numero 1 WTA.
Chi si aspettava una stretta di mano freddissima sarà rimasto deluso, perché anche se di abbracci e bacini non se ne sono visti, come era logico che fosse, Karolina Pliskova e Barbora Strycova si sono almeno guardate in faccia e un “brava” se lo sono dette. Dopo l’intreccio che ha animato l’off-season del tennis ceco e non solo, in cui la Strycova ha accusato l’amica (ormai ex) di averle scippato coach Tomas Krupa e – con la complicità di quest’ultimo – di averla informata soltanto a cose fatte, e poi per ripicca è andata a prendersi quel David Kotyza che fino allo Us Open era stato proprio sulla panchina della Pliskova, il derby negli ottavi di finale dell’Australian Open profumava di resa dei conti. Invece, nel 6-7 6-2 6-3 che ha promosso ai quarti l’ex numero uno del mondo di scintille particolari non ce ne sono state, a conferma dei segnali di riappacificazione menzionati dalla Strycova a specifica domanda di qualche giorno fa. Diciamo che il clima della Rod Laver Arena, che in altre situazioni avrebbe aggiunto un po’ di elettricità, non ha di certo aiutato a scaldare gli animi: le due sono scese in campo solo poco prima delle 23, quando dopo il bel match Chung-Djokovic lo stadio si era svuotato almeno per metà, e i 22 lunghissimi minuti impiegati per i primi quattro giochi devono aver spinto molti altri a fare lo stesso. Peccato per loro, perché si sono persi un match godibile, in cui la Strycova, con qualche esultanza particolarmente sentita, non ha mancato di ricordare alla collega che non ha ancora digerito del tutto il tradimento, ma la Pliskova ha confermato una superiorità che sulla carta non era in discussione.
DA FAVORITA A POCO CONSIDERATA
La numero 6 del mondo ha ceduto al tie-break un primo set lungo 69 minuti, particolarmente equilibrato e nel segno dei servizi, ma già in avvio di secondo ha trovato l’allungo che ha cambiato volto alla sfida. “Il primo set mi ha tolto un sacco di energie – ha detto a fine match – ma da quel momento ho giocato un tennis molto più aggressivo”. Guarda caso proprio quello che gli consigliava Kotyza, silurato per una divergenza di vedute. Secondo l’allenatore la Karolina doveva cercare il vincente con maggiore insistenza, secondo lei, invece, poteva anche aggiungerci un po’ di regolarità. Si direbbe che aveva ragione lui, visto che dopo la separazione la giocatrice non ha più ottenuto certi risultati, ma l’impressione resta la stessa di quando è salita in vetta: buona parte del suo potenziale è ancora in attesa di trovare un canale per venir fuori. Nel terzo set è stata lei a perdere la battuta per prima, ma poi ha vinto sei dei successivi sette giochi e si è presa un posto ai quarti di finale per il secondo anno consecutivo, chiudendo dopo 2 ore e 41 minuti. Nel 2017 di quarti Slam ne ha giocati ben tre, ma solo una volta è riuscita ad andare oltre e per ritrovare il suo miglior risultato in un Major bisogna tornare alla finale dello Us Open 2016. Un torneo carico di promesse che sino a questo momento ha mantenuto solamente in parte, tanto che prima del via dell’Australian Open in pochi avrebbero puntato su di lei, mentre fino a qualche mese fa era sempre fra le favorite. E se riuscisse a fare il colpaccio quando non se lo aspetta più nessuno? Con la Halep, sua prossima avversaria, ha perso 6 volte su 7, ma nel tennis mai dire mai. Specialmente in quello in gonnella.

AUSTRALIAN OPEN DONNE - Ottavi di finale
Karolina Pliskova (CZE) b. Barbora Strycova (CZE) 6-7 6-3 6-2
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