Marco Caldara
22 January 2017

Battere la Kerber? E che ci vuole?

A poche ore dalla sconfitta di Andy Murray, l’Australian Open perde anche la numero uno femminile Angelique Kerber. Una splendida Coco Vandeweghe la prende a pallate per 68 minuti e passa in due facili set, come fosse la cosa più semplice del mondo. La tedesca si prende le colpe e trema: se Serena Williams vince il torneo le scippa il trono del ranking WTA.
Una settimana al contrario, che ha visto Novak Djokovic detronizzatoda Denis Istomin e Andy Murray messo al tappeto dalle 118 discese a rete di Mischa Zverev, non poteva finire in modo regolare. Così, a chiudere i sette giorni più pazzi nella storia recente dell’Australian Open, e lanciare una seconda parte di torneo più incerta che mai, ci ha pensato miss personalità Coco Vandeweghe. Quella che nel 2015 a Wimbledon disse senza peli sulla lingua di sentirsi pronta per diventare numero uno WTA, ma un anno e mezzo dopo ha messo appena un piede fra le prime 30. Difficilmente riuscirà a raggiungere il suo (troppo?) ambizioso obiettivo, perché per scalare il ranking serve continuità e sugli scaffali dei supermercati non ce n’è traccia, ma c’è qualcosa che non è mai stato in dubbio: sul match secco la statunitense può battere veramente chiunque. Si sapeva già ieri e si è capito ancora meglio oggi, dopo che ha firmato il più grande “upset” del torneo femminile, prendendo letteralmente a pallate Angelique Kerber. Ha funzionato tutto talmente bene che le è bastata un’oretta e spiccioli: 6-2 6-3 e severa bocciatura per la tedesca, a dodici mesi dal successo che le ha cambiato la carriera. Nel 2016 sembrava imbattibile, quest’anno ha iniziato a tentennare già nei tornei in preparazione, vincendo appena un incontro fra Brisbane e Sydney, e l’arrivo dello Slam non ha cambiato le cose. Ha sofferto nei primi due turni, e appena si è trovata di fronte un’avversaria vera e andata a gambe all’aria. In serata la tedesca non ha giocato il suo miglior tennis, commettendo quindici errori gratuiti in 68 minuti (oltre il doppio degli appena sette “winners”), ma la 25enne di San Diego ha mostrato un tennis che quando funziona è di un’altra categoria.

COCO, CHE PERSONALITÀ!
La Vandeweghe ha impiegato qualche game a ingranare, poi ha alzato velocità di palle e precisione, trasformando il match in un tiro al piattello. Gridava “pull” e colpiva, a ripetizione, per un totale di trenta colpi vincenti. Con quattro game di fila ha vinto il primo set, poi il suo motore ha accusato qualche vuoto in avvio di secondo. Ha commesso un doppio fallo sulla palla-break, ha perso la battuta ed è finita sotto 3-1. Ma niente paura: ha ritrovato subito la marcia giusta. Con altri quattro game di fila, senza nemmeno arrivare una volta ai vantaggi, è volata 5-3 e servizio allo scoccare della mezzanotte, e l’ultimo game l’ha vinto da Vandeweghe, di personalità, di carattere. Come se le fosse capitato altre cento volte di andare a servire per battere una numero uno del mondo. Sul 30-30 ha sparato un ace al centro, nel punto seguente ha forzato una seconda e con lo sguardo ha accompagnato fuori la risposta della tedesca. E poi ha allargato le braccia, guardandosi intorno in silenzio, con un filo di presunzione, come a voler dire “avete visto? Non ho dovuto nemmeno far fatica”. La personalità non le è mai mancata, e le mancherà ancora meno in futuro, visto che ora non è più solo lei a credere di poter fare grandi cose. Ciò che dice è provato. “Quando scendo in campo – ha detto in conferenza stampa – penso sempre di poter vincere, e oggi mi sono accorta subito che tutto funzionava nel modo giusto. È un momento speciale, non avevo mai battuto una numero uno. Sapevo che lei si sarebbe difesa, io ho provato a spingere sempre. Contro avversarie così non puoi mostrare alcuna debolezza. Ma la persona che mi sta davanti non fa differenza, che sia numero uno al mondo o numero 130. È solo un’avversaria da battere per raggiungere i miei obiettivi”.
WILLIAMS: IL TITOLO PER TORNARE N.1
Per quest’anno, l’obiettivo era una semifinale Slam. Vuol dire che ha capito di non porsi chissà quali ambizioni, per evitare che finiscano per trasformarsi in dei limiti, e vuol dire anche che gli manca un solo successo per raggiungerlo. Sulla sua strada Garbine Muguruza, promossa con agio contro Sorana Cirstea. Alla Kerber, invece, tocca fare anzitempo le valigie destinazione Germania, e ripensare a ciò che è andato storto in una trasferta australiana da dimenticare. In tutto ha raccolto quattro vittorie e tre sconfitte, apparendo molto più vulnerabile rispetto a dodici mesi fa. “È stato un match difficile – ha detto la numero uno WTA davanti ai giornalisti – e ne sono dispiaciuta. Stasera non riuscivo a sentire la palla, ho giocato male dal primo punto. Non è stata la mia giornata: ho commesso un sacco di errori gratuiti. Non sono riuscita a giocare il mio solito tennis”. Non ha fatto nemmeno un accenno al rendimento della Vandeweghe, prendendosi tutte le colpe, anche se non pensa che alla base dei cattivi risultati di gennaio ci sia una preparazione poco adeguata. “Ho avuto la preparazione che cercavo, e mi sentivo pronta per riprendere la corsa del 2016. Ma questo è il tennis, delle giornate storte capitano. Per me era una nuova esperienza, giocare da campionessa uscente e numero uno del mondo, e da certe si impara molto. Siamo solo all’inizio dell’anno, e il mio tennis può solo che crescere. Non è una cattiva notizia”. Lo sono di più i tantissimi punti in scadenza, che la rendono di nuovo attaccabile. Se Serena Williams dovesse vincere il torneo, riconquisterebbe  la leadership nella classifica WTA. Chiudendo un cerchio iniziato proprio un anno fa.

AUSTRALIAN OPEN 2017 - Ottavi di finale
Coco Vandeweghe (USA) b. Angelique Kerber (GER) 6-2 6-3
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