Marco Caldara
21 January 2018

Andreas, la maledizione continua

I quarti Slam restano un tabù per Andreas Seppi: contro Edmund l'azzurro va avanti di un set e un break, ma una piccola indecisione rimette nel match il britannico, che poi domina. Il KO fa male, ma parlare di occasione persa sarebbe ingeneroso. Una vittoria sarebbe stata un premio, la sconfitta non è un dramma.
Perdere sei volte su sei a un soffio dai quarti di finale dà fastidio, e fra tutte le sconfitte questa è una di quelle che bruciano di più. Ma parlare di occasione sprecata non sarebbe corretto. La vittoria di cuore contro Ivo Karlovic aveva acceso la speranza, ma Andreas non era favorito e Kyle Edmund ha dimostrato perché, meritando di più un quarto di finale all’Australian Open che per il 33enne altoatesino sarebbe stato il punto di arrivo, mentre per lui dovrebbe diventare il punto di partenza. Il britannico di Johannersburg sembra pronto a fare grandi cose già da un paio d’anni, invece entrerà per la prima volta nei top-40 al termine del torneo di Melbourne Park, ma ci sono qualità pronte a lanciarlo molto più in alto. Ne ha tirate fuori buona parte nel 6-7 7-5 6-2 6-3 che sull’Hisense Arena gli ha consegnato un posto nel Last Eight Club di Melbourne, quello che Seppi ha annusato per un set e mezzo, fino a quando il fisico già provato dalla lunga battaglia di due giorni fa ha retto a dovere l’intenzione di giocare a un rimo altissimo. In Australia gli riesce meglio che altrove: trova più aiuto dal servizio, riesce a spingere meglio la palla e appoggiandosi alle bordate di Edmund ha illuso di potercela fare, conquistando un primo set in cui l’equilibrio si è spezzato solo nel decimo punto del tie-break. Edmund ha accusato il colpo e ha ceduto la battuta in avvio di secondo, finendo sotto per 2-1, ma è stata un’illusione, e nel game successivo sono raccolti i principali rimpianti di Seppi. Soprattutto su quel 40/40 che l’azzurro si era regalato partendo da 0/40: fosse arrivato quel game, per Edmund sarebbe stato un duro colpo, soprattutto psicologico. Invece ha giocato un diritto rischioso terminato largo, il break è subito tornato indietro ed è iniziata una nuova partita.
EDMUND GIOCA UN MATCH QUASI PERFETTO
Seppi dettava lo scambio e colpiva in maniera davvero pulita – ha detto Edmund a fine match –, ma con quel contro-break ho sentito che qualcosa stava cambiando. Ed è cambiato definitivamente col break successivo”. Edmund si riferisce a quello nel dodicesimo game del secondo set, quando Seppi ha smarrito la prima di servizio e lui l’ha preso a fucilate col diritto. Gli ha fatto vedere che a ogni seconda (o quasi) corrispondeva una potenziale risposta vincente, gli ha messo una pressione enorme e da quel momento c’è stata poca partita. Seppi è calato fisicamente e a livello d’intensità, ma come spesso accade ci sono anche parecchi meriti dell’avversario. Edmund ha capito che era il momento di andare a vincere la partita e non gli ha più concesso la minima chance. Il 22enne britannico ha fatto la differenza con un servizio da 25 ace e due sole palle-break concesse in tutto il match (e nello stesso game), ed è riuscito a trovare un equilibrio perfetto tra rischi e gratuiti. Ha azzardato spesso ma con ordine, gli è andata bene quasi sempre, e il + 23 di fine match fra vincenti (63) ed errori (40) la dice lunga sulla qualità e l’intensità del match che ha giocato. Ha dominato il terzo set e nel quarto si è costruito un’occasione dopo l’altra, obbligando Seppi a giocare sempre sull’orlo del precipizio. Andreas si è salvato nelle prime sei occasioni, sparse in tre giochi diversi, tenendo anche i nervi saldi malgrado un beffardo fallo di piede su una seconda di servizio, nel sesto game. “In tutta la mia vita non mi avevano mai chiamato un fallo di piede da destra, ma tanto non era un punto importante…”, ha detto con sarcasmo al giudice di sedia, ma non ha perso la pazienza e quel game l’ha salvato. Tuttavia, non è riuscito a fare lo stesso col successivo: Edmund ha accelerato ancora, un rovescio in rete dell’azzurro l’ha mandato a servire per il match e della tensione non si è vista nemmeno l’ombra.
LE BASI PER UN 2018 INTERESSANTE
Seppi è uscito dal campo a testa bassa, un po’ arrabbiato, perché dopo che aveva quasi smesso di sognare un quarto di finale Slam si è trovato di nuovo la chance sul piatto, e ci credeva. Ma a volte – e questa è una di quelle – tocca anche dare agli avversari i propri meriti. La sua unica colpa è di avergli dato una bella mano a rientrare nel secondo set, ma la vittoria era ancora lontanissima e il Seppi di oggi ha meno tennis di Edmund. Amarezza a parte, la sconfitta non è così grave: un quarto Slam avrebbe arricchito un palmarés nel quale ci starebbe benissimo, ma come detto alla vigilia sarebbe stato più che altro un premio alla carriera, non di certo un nuovo punto di partenza. Per questo, averlo mancato non è un dramma, ed è già un ottimo risultato aver confermato i 180 punti di dodici mesi, che alla vigilia del torneo sembrano un peso enorme. Seppi ha detto di essere intenzionato a continuare fino a quando riesce a stare fra i primi 100, e una sconfitta al primo turno (possibile: avrebbe potuto pescare anche Federer) l’avrebbe spedito intorno al numero 135. Invece tornerà dall’Australia con un bottino ancora superiore a quello del 2017, perché grazie al titolo nel Challenger di Canberra è salito al numero 76. Ha gettato le basi per una buona stagione, magari per provare un ritorno fra i primi 50 del mondo, con l’augurio che non vada a finire come lo scorso anno, quando all’ottima trasferta australiana ha dato seguito solamente con una semifinale nel circuito ATP. Magari, o probabilmente, Seppi baratterebbe volentieri un quarto di finale Slam e in cambio di un nuovo 2017, perché di annate buone ne ha già avute, di quarti nei Major no. Ma visto che la possibilità è sfumata, adesso è giusto lavorare per migliorare regalarsi almeno una buona stagione.

AUSTRALIAN OPEN UOMINI – Ottavi di finale
Kyle Edmund (GBR) b. Andreas Seppi (ITA) 6-7 7-5 6-2 6-3
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