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Riccardo Bisti
12 November 2018

ATP Finals a Torino: FIT e CONI Servizi ci provano

Ufficializzata la candidatura di Torino per ospitare le ATP Finals dal 2021 al 2025. L'investimento potrebbe essere 10 volte superiore a quello per le Next Gen Finals, ma garantirebbe incassi ben più ampi. A parte il “sostegno” delle istituzioni, gli oneri sarebbero di FIT e CONI Servizi. 40 città hanno mostrato il loro interessamento: a dicembre la prima scrematura.

Le notizie sono principalmente due: la prima è che Torino ha veramente presentato la sua manifestazione di interessamento per ospitare le ATP Finals dal 2021 al 2025, dando concretezza all'indiscrezione uscita un mese fa, e di cui vi avevamo parlato. La seconda è che gli oneri finanziari, al di là della visibilità di cui non sono mai sazi politici ed istituzioni, sarebbero spartiti tra FIT e Coni Servizi, proprio come accade agli Internazionali BNL d'Italia. È quanto detto dal presidente FIT Angelo Binaghi nell'intervista con Riccardo Crivelli, uscita nell'edizione domenicale della “rosea”. Sarebbe un investimento pesantissimo, si parla di oltre 50 milioni, che però la FIT può sostenere di concerto con CONI Servizi e – si spera – qualche partner istituzionale. Ci sarebbe spazio per il business, tenendo conto dell'immensa visibilità del torneo e dei ricavi (diretti e indiretti) che porterebbe. Dal 2009, circa 250.000 persone affollano ogni anno la O2 Arena di Londra, garantendo incassi stratosferici. Un'altra storia rispetto alle Next Gen Finals, che l'anno scorso erano costate un passivo alla FIT ed è probabile che sia andata così anche quest'anno, visto che non sono state date comunicazioni ufficiali (che invece vengono immediatamente fornite quando i dati sono positivi). Di sicuro sono calati gli spettatori, passati dai 22.453 dell'anno scorso ai 19.150 di quest'anno. L'altra certezza è che l'evento di Rho è costato 4.712.083 euro alla FIT. Almeno, questa era la cifra prevista dal bilancio preventivo del 2018. È pacifico che il volume d'affari del Masters sarebbe ben maggiore. Essendoci prospettive finanziarie ben più solide, la concorrenza per ottenere l'evento è ben più agguerrita di quanto sia stata per il Masters Under 21. Entro la scorsa settimana dovevano pervenire le manifestazioni di interesse presso Deloitte, agenzia a cui l'ATP si è affidata nello svolgimento del processo. Ne sono arrivate una quarantina, da ogni parte del mondo. Tra i dossier inviati, c'è anche quello di Torino. In coda, quattro firme: FIT, Coni Servizi, Comune di Torino e Regione Piemonte. C'è poi l'appoggio del Governo e del CONI, anche se non è chiaro in cosa consista questo “appoggio”. Saranno previsti contributi economici?

FINALISTE A DICEMBRE, APPENDINO A LONDRA?
Sabato pomeriggio, la FIT ha ufficializzato la candidatura con un comunicato stampa: per adesso, quella italiana è l'unica candidatura a uscire allo scoperto. Per il resto, tante indiscrezioni ma nulla di concreto. Si parla di Tokyo (il title sponsor del Masters è la giapponese NITTO), Singapore (che ha appena perso il Masters femminile), Shenzhen (che invece lo ha appena conquistato), senza dimenticare il Medio Oriente, il Sud America e una città come Pechino, forte di un impianto straordinario. A rivaleggiare con Torino ci saranno anche altre città europee. Tra queste, potrebbero esserci Berlino (che aveva pensato a rilevare Madrid) e Mosca. Insomma, non sarà uno scherzo anche se è già stata garantita una copertura di 20 milioni per un torneo che quest'anno ne mette in palio 8,5 di solo montepremi. Come ha riportato Stefano Semeraro su “La Stampa” di qualche giorno fa, ci sarebbero alcune realtà più forti sul piano economico: per esempio, Abu Dhabi o la stessa Pechino. Il problema dell'Asia risiede nel pubblico: troppo spesso manca l'atmosfera e si gioca davanti a pochi intimi. E le ATP Finals, specie da quando si sono spostate a Londra, hanno uno dei punti di forza proprio nell'atmosfera. “Non possiamo pensare soltanto ai soldi o legarci al paese di provenienza di un singolo giocatore – ha detto il presidente ATP Chris Kermode – ma bisogna pensare a un pacchetto completo e avere gli stadi pieni”. Per questo, le candidature europee hanno una certa forza perché dalle nostre parti è più facile riempire un'arena di quanto non lo sia in Asia. Attenzione al Sud America, magari meno forte sul piano economico ma in grado di garantire un'atmosfera senza eguali. Deloitte analizzerà la documentazione ed effettuerà una prima scrematura nel prossimo mese. Il 14 dicembre sarà ufficializzata la “short list” con 3-4 candidate. A quel punto avremo le idee più chiare sulle reali possibilità di Torino. Pare che la sindaca Chiara Appendino sia molto interessata alla faccenda, forse perché scottata dalla recente batosta olimpica, e qualche discrezione sostiene che voglia spendersi in prima persona: mercoledì, addirittura, potrebbe essere a Londra per partecipare a una riunione operativa.

UN GESTO CORAGGIOSO
“Sono spaventato - ha detto Binaghi alla Gazzetta – perché è un'ipotesi davvero reale e sarebbe l'evento extra-calcio più importante mai ospitato dall'Italia negli ultimi 60 anni”, ovvero dalle Olimpiadi romane del 1960. Non è esattamente così: con tutto il rispetto per il tennis, le Olimpiadi Invernali svoltesi proprio a Torino nel 2006 sono state un'altra cosa. Anche i recenti mondiali di pallavolo hanno richiesto una complessità organizzativa maggiore rispetto a quella che sarebbe necessaria per il tennis. E non si può ignorare il Gran Premio di Formula 1 a Monza, capace di radunare circa 200.000 persone in appena tre giorni. Al di là di questo, sarebbe un evento straordinario per l'Italia e rappresenterebbe il lascito di Binaghi alla Federazione Italiana Tennis, visto che la sua presidenza non potrà andare oltre il 2024 (a proposito: a fine mese si conoscerà il candidato del centrodestra per le elezioni in Sardegna. Binaghi è nella lista dei papabili, ma pare che Christian Solinas abbia aumentato il margine). Annunciare la candidatura è un atto coraggioso perché espone all'inevitabile delusione in caso di mancata assegnazione. Ma la FIT non è mai stata “timida” in questo senso. Fu proprio Binaghi, anni fa, il primo a informare che l'ATP guidata da Brad Drewett aveva varato il concetto di “Mini Slam” e che uno tra Roma e Madrid sarebbe diventato il più importante torneo sul rosso prima del Roland Garros. Gli altri attori scelsero un profilo più basso, poi il principio di Mini Slam è via via sfumato con la morte di Drewett e l'atteggiamento prudente del suo successore, che non ha quasi messo mano al calendario. Ma se adesso non si parla più di Mini Slam, è legittimo sognare il Masters. L'impianto non è un problema: vi abbiamo già descritto le caratteristiche del PalaAlpitour, perfette per una manifestazione del genere. L'impianto è stato realizzato tra il 2003 e il 2005 in vista delle Olimpiadi e potrebbe garantire una capienza simile a quella (17.500) della 02 Arena di Londra. Qualcuno ha storto il naso pensando alla dimensione internazionale di Torino. Per un evento del genere ci si aspetterebbe una metropoli: la storia del Masters, tuttavia, ci insegna che non è vero: con i suoi 900.000 abitanti, la capitale sabauda supererebbe alcune città che in passato hanno ospitato il Masters: Stoccolma, Boston, Francoforte, Hannover e Lisbona. Insomma, la grandezza della città non è sempre un fattore nella scelta. E allora, il “pacchetto completo” offerto da Torino potrebbe essere competitivo. Tra un mese sapremo se il primo scoglio è stato superato, mentre l'annuncio della nuova sede sarà effettuato a marzo, durante il torneo di Indian Wells.

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