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Riccardo Bisti
21 November 2018

ATP Finals 2021-2025, una questione molto complessa

Da noi si è parlato soltanto della candidatura di Torino, ma il processo di selezione per la nuova sede delle ATP Finals è decisamente complesso. Londra è ancora una candidata forte, poi c'è la questione economica: perché le ATP Finals dovrebbero offrire un montepremi inferiore rispetto al Masters femminile? E certe risorse si trovano solo in Asia...

Gli articoli dei giornali italiani, ovviamente, sono stati a senso unico. Leggendo qua e là, serpeggia un certo ottimismo per la candidatura di Torino a ospitare le ATP Finals dal 2021 al 2025. Ma le cose stanno veramente così? Detto che Torino è l'unica città ad aver manifestato apertamente il suo interessamento, siamo certi che sia tra le favorite? O che entrerà nella “short list” delle cinque città finaliste? Impossibile saperlo, anche perché l'ATP non fa trapelare nulla. Non si è sbilanciato neanche Adam Hogg, direttore del torneo dal 2014. L'unica certezza è che circa 40 città hanno espresso interesse. La lista è sconosciuta. “Significa che la gente ha compreso l'importanza di questo evento – ha detto Hogg in un'interessante intervista al Gulf Newsnon vogliamo vantarci, ma crediamo di aver ottenuto un successo straordinario a Londra. Quando ci siamo spostati nel 2009 è stato un rischio, ma oggi ne stiamo raccogliendo i frutti. Per il momento, il binomio Londra - ATP Finals è vincente. Stiamo solo pensando a come rendere il torneo ancora migliore e coinvolgente per gli spettatori”. Si tratta di un passaggio importante, poiché le Finals sono l'unico torneo controllato e gestito direttamente dall'ATP. “La valutazione dell'interesse delle varie città sarà effettuata a tempo debito – continua Hogg – ma non significa che lasceremo Londra soltanto perché stiamo effettuando questo processo. L'evento funziona, ma adesso è giunto il momento di verificare il grado di interesse di altre parti del mondo”. Volendo interpretare, l'ATP starebbe cercando di capire se potrà monetizzare un evento che sta diventando una miniera d'oro.

MONTEPREMI DA AUMENTARE
È importante farlo adesso perché nella prossima decade non ci saranno più i Federer, i Nadal e i Djokovic. “Ovviamente sarà diverso – dice Hogg – ma se guardiamo indietro dicevamo le stesse cose per McEnroe, Borg, Connors, Sampras e Agassi. Inoltre siamo partiti in vantaggio perché stiamo lavorando sulla nuova generazione, con personaggi come Zverev, Tsitsipas e Khachanov, giusto per citarne alcuni. Non c'è dubbio che Roger e Rafa lasceranno un buco, ma noi siamo convinti che Tsitsipas e Zverev possano diventare superstar. Il nostro compito è garantire loro massima visibilità. Per fortuna ci sono talenti che provengono da tutto il mondo”. In un contesto che sembra fortemente orientato al business, non sarà facile spuntarla per Torino. A parte le indiscrezioni (Abu Dhabi, Tokyo, alcune città cinesi, sicuramente una località tedesca), la sensazione è che la concorrenza sia agguerrita e – soprattutto – molto ricca. Inoltre non si può sottovalutare Londra. La 02 Arena è stata completata nel 2005 e vanta ben 26 tra bar e ristoranti, un cinema, e di recente si è aggiunto un centro commerciale che ospita negozi di marchi di lusso. Difficile cambiare, a meno che non sia super conveniente. E l'Asia ha disponibilità economiche quasi illimitate. Dal 2019, le WTA Finals (il Masters femminile) si giocheranno a Shenzhen, raddoppiando il montepremi da 7 a 14 milioni di dollari. In questo momento, le ATP Finals ne mettono in palio “appena” 8,5. Quasi un insulto, considerando la differenza di popolarità tra il tennis maschile e quello femminile. Difficilmente l'ATP resterà a guardare, tenendo conto che i giocatori sono sempre più avidi nelle loro rimostranze.

INDIZI GIAPPONESI
Il processo è gestito da Deloitte, società di revisione e consulenza con oltre 170 anni di storia. Opera in oltre 150 paesi, vanta circa 285.000 dipendenti e gestisce un giro d'affari di 43,2 miliardi di dollari. Da qualche decennio, ha aperto una dependance a Tokyo. Piccolo indizio, così come il fatto che il title sponsor sia la multinazionale giapponese NITTO. Non è da escludere che possano vedere con favore uno spostamento in Giappone, tenendo conto che nel 2020 ci saranno le Olimpiadi e l'eredità di un impianto tutto nuovo. Sono in corso i lavori di ristrutturazione dell'Ariake Coliseum, ma a Tokyo non mancano certo i maxi-impianti. Chissà che non possa esserci un po' di pressione per accomodarsi nel paese del Sol Levante, peraltro l'unico ad avere una certa cultura tennistica in tutta l'Asia. Basti vedere la partecipazione del pubblico al Rakuten Open di Tokyo. L'unico dubbio potrebbe riguardare la presenza di giocatori locali: nel 2021 Kei Nishikori avrà 32 anni e non sembrano esserci giapponesi di egual livello all'orizzonte. Tuttavia, Chris Kermode era stato chiaro: l'ATP cercherà di valutare ogni aspetto, senza legarsi a un singolo giocatore. Insomma, la sfida è apertissima: è giusto fare il tifo per Torino, ma la faccenda è ben più complessa delle ovvie (e legittime) affermazioni di parte. È bene che questo sia chiaro.

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