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Marco Caldara
14 April 2018

Edmund, l’inglese che adora la terra rossa

Sembra una sorpresa, invece è una conferma: la prima finale ATP di Kyle Edmund arriva da Marrakech, dove il 22enne inglese nativo di Johannesburg fa fuori in poche ore prima Jaziri e poi Gasquet, ribadendo il suo grande feeling con la terra battuta. Ci ha giocato per la prima volta solo a 14 anni, ma è stato amore a prima vista. Dodici mesi fa Nadal disse che può diventare un top-player...
Chi è il tennista più forte a non aver mai giocato neanche una finale ATP? Fino a qualche ora fa la risposta era facile: Kyle Edmund. Se si considera la vittoria di Hyeon Chung alle Next Gen ATP Finals come un titolo vero e proprio (per l’ATP lo era, mentre ora sembra non esserlo più visto che alla voce “titoli” sulla scheda del coreano è tornato uno zero), fra i primi 50 del ranking erano solo in tre a non aver mai giocato una finale: lo stesso Edmund, il giovanissimo Denis Shapovalov e Jared Donaldson. Ora sono rimasti in due, perché ora la piccola maledizione dell’inglese nativo di Johannesburg fa parte del passato. Da Anversa 2016 (la prima) aveva perso cinque semifinali su cinque, l’ultima a Melbourne, dove ha finalmente dato sfoggio di tutto il suo potenziale, ma al Grand Prix Hassan II di Marrakech è riuscito a invertire il trend, battendo nello stesso giorno prima Malek Jaziri e poi Richard Gasquet. Un risultato che lo rilancia dopo le sconfitte al primo turno a Indian Wells e Miami, assestamento quasi fisiologico dopo il tornado di emozioni e popolarità generato dal suo magnifico Australian Open, e soprattutto ribadisce il suo grande feeling con la terra battuta, dettaglio davvero curioso per un ragazzo cresciuto nello Yorkshire, dove i campi “rossi” si contano sulle dita di una mano. Addirittura, quando nel 2015 è entrato fra i primi 100 e ha iniziato ad attirare l’attenzione su di sé, aveva raccontato di aver giocato per la prima volta sulla terra solo a 14 anni, quando aveva iniziato a girare per l’Europa per disputare i tornei giovanili. “Mi ha subito fatto una buona impressione – diceva –, e se oggi dovessi scegliere una superficie preferita direi proprio la terra. Negli anni successivi ci ho giocato spesso”. Per esempio, nel 2013 buona parte della sua stagione si è svolta sul rosso, la superficie ideale per farsi le ossa. Un investimento che ha pagato quando è diventato grande: sulla terra ha vinto i primi titoli Futures e due dei suoi cinque successi Challenger (compreso quello del 2016 al Garden di Roma), e ora ecco anche la prima finale nel Tour.
LA BENEDIZIONE DEL RE DELLA TERRA
La pioggia che venerdì ha cancellato l’intero programma del torneo l’ha obbligato agli straordinari, ma con una comodissima vittoria in mattinata contro Jaziri (6-2 6-1 in 51 minuti), Edmund ha gettato le basi di una giornata da ricordare. Contro Gasquet il pallino del gioco è quasi sempre stato nelle sue mani, o nel suo diritto, che quando funziona come si deve fa davvero male, indipendentemente dal fondo che ha sotto le Nike. Si è lasciato recuperare un break di vantaggio sia nel primo sia nel secondo set, ma invece che perdersi ha alzato di nuovo il livello, e ha risolto il confronto sul 4-4 del secondo. Gasquet ha peccato di narcisismo, tentando troppo spesso la via del serve&volley, lui si è preso una palla-break e l’ha concretizzata trovando il vincente sulla diagonale di rovescio, di gran lunga la preferita dell’avversario. Uno schiaffo morale che ha tagliato le gambe a Gasquet e ha dato al 23enne britannico la fiducia giusta per chiudere senza correre rischi. Un let sul 40/0 gli ha negato la gioia dell’ace finale, quando il rivale si stava già avvicinando a rete a stringergli la mano, ma Edmund non ha fatto una piega. Ha servito esattamente sulla stessa mattonella, il nastro non ci ha messo lo zampino e con l’ace numero 11 (su 26 prime di servizio: roba da Karlovic) ha chiuso i conti, senza nemmeno esultare, come se fosse la sua centesima finale. Invece sarà la prima, da giocare da favorito contro uno fra Pablo Andujar e Joao Sousa. Se tutto andrà come deve andare, avrà modo di festeggiare fra 24 ore, prima di salire su un aereo in direzione Nizza, per il Masters 1000 di Monte Carlo. Ha un buon tabellone e pure ricordi molto dolci, visto che dodici mesi fa lasciò il Country Club col premio simbolico di unico giocatore capace di scippare un (gran) set a Nadal, poi capace di firmare “la decima” a mani basse. Colpisce forte da ogni zona dal campo – disse di lui il maiorchino – e a volte sentivo come se fosse tutto nelle sue mani. Ha tutte le possibilità di diventare un top-player. Una profezia che un anno – e una semifinale Slam – più tardi sembra molto meno azzardata.

ATP 250 MARRAKECH – Semifinale
Kyle Edmund (GBR) b. Richard Gasquet (FRA) 6-3 6-4
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