Le energie iniziano a scarseggiare, ma la fiducia e la voglia di continuare a vincere, per ora, hanno ancora la meglio. Così, alle cinque vittorie che a Gstaad gli hanno consegnato il primo titolo ATP in carriera, Matteo Berrettini ne ha aggiunte subito altre due a Kitzbuhel, per confermarsi subito con un prezioso quarto di finale. Non vale tanto perché è pur sempre il secondo della sua carriera, e nemmeno per discorsi di classifica o quant’altro, bensì perché è arrivato dopo due vittorie sofferte, in salita, al termine di due match che il ragazzone romano non è stato così lontano dal perdere. Invece li ha vinti entrambi, martedì contro Gilles Simon e all’indomani contro il moldavo Radu Albot, uno dei cinque battuti anche la scorsa settimana. Le condizioni più lente di Kitzbuhel, dove rispetto allo Swiss Open l’altura incide meno e far camminare la palla è più complicato, hanno reso più difficile il compito di Berrettini, ma una chiave per vincere la partita l’azzurro l’ha trovata comunque, spuntandola per 6-3 6-7 6-1 pur senza giocare il suo miglior tennis. Buon segno, anche perché Matteo la partita è andata a vincerla nel momento più difficile, quando l’inerzia sembrava passata dalla parte del rivale, più fresco e bravo a rispondere con continuità, allungare gli scambi e raccogliere, sempre di più, fino a rientrare in partita quando l’azzurro ha servito per il match sul 6-3 5-4 (arrivando a due punti dal successo sul 30-15), e poi obbligarlo a giocare un altro set nel tie-break. Quei tre errori consecutivi col rovescio sul 2-3 sembravano la pietra tombale sulla partita di Matteo, più per ragioni fisiche che per l’amarezza di non aver chiuso una partita quasi vinta, invece ha trovato un modo per sorprendere ancora, e ai quarti di finale, domani, ci sarà lui.