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Il «Bole» rivuole il suo posto nel tennis che conta

Squillo di Simone Bolelli a Bastad. L'azzurro gioca un grande match contro Diego Schwartzman, n.12 ATP, la spunta con autorità e torna a battere un top-20 dopo quasi tre anni. Le tante partite di qualità giocate nell'ultimo periodo dicono che il rientro nei top-100 è alla portata. Venerdì sfida Laaksonen: in palio una semifinale ATP che manca dal 2013.
Quando meno te l’aspetti, ecco il colpaccio di Simone Bolelli. Nel giorno in cui a Bastad l’Italia attendeva il primo quarto di finale nel circuito ATP di Matteo Berrettini, sorpreso invece da Henri Laaksonen, il protagonista è diventato il bolognese, passato prima dalle qualificazioni, poi da un delicato primo turno contro Roberto Carballes Baena, e quindi capace di costruire un piccolo capolavoro contro Diego Schwartzman, numero 12 della classifica mondiale e prima testa di serie dello SkiStar Swedish Open. Uno che quest’anno sulla terra ha vinto un ATP 500 a Rio de Janeiro ed è stato l’unico a strappare un set a Rafael Nadal al Roland Garros, nei quarti di finale. Pareva un biglietto da visita sufficiente per decidere il match in partenza, come peraltro ribadito dall’immediato 3-0 per il 25enne di Buenos Aires, invece alla lunga il tennis di Bolelli ha iniziato a funzionare sempre meglio e la partita l’ha fatta e vinta lui, per 7-6 6-3, sciorinando ancora una volta tutte le qualità di casa in un braccio che ha pochi concorrenti nell’intero circuito mondiale. Per arrivare non basta solo quello, e Simone l’ha imparato anche a sue spese, tanto che il suo ranking ATP recita 153 e non è mai andato oltre la 36esima posizione, ma nei giorni particolarmente buoni il suo tennis resta uno spettacolo raro, in grado di concentrare tecnica, tattica, potenza, ordine e intensità. Un mix che anni or sono aveva spinto molti ad addentrarsi in previsioni importanti, e che a lungo andare ha messo all’angolo uno Schwartzman così così, privo di grandi armi per reagire.
CORAGGIO DA VENDERE
La palla di Schwartzman non è particolarmente veloce e il servizio non fa male, quindi quando gli avversari riescono a prendere l’iniziativa e dominarlo dal punto di vista fisico, il suo compito diventa molto molto complicato. A volte troppo, specie quando nei momenti delicati i punti importanti finiscono tutti dall’altra parte, come accaduto quest’oggi. Bolelli, accompagnato in Svezia dal coach Eduardo Infantino e dal preparatore atletico Mauro Atencio, si è svegliato a metà del primo set, riuscendo a prendere in mano gli scambi sin dalla risposta e cambiando completamente volto alla partita. Da inseguitore è diventato in fretta leader, e dal 2-5 ha vinto quattro giochi di fila, salendo a servire sul 6-5. Un brutto game l’ha obbligato comunque al tie-break, e a una nuova rimonta, ma è diventato l’occasione per dare al suo successo un’altra spolverata di qualità. Simone si è fatto sotto di nuovo dall’1-4, ha messo un coraggio enorme sui due set-point in favore dell’argentino (servizio, smorzata e passante sul 6-7, attacco e volèe stoppata di rovescio sul 7-8) e poi tanta intensità negli ultimi due punti. Ha forzato il sudamericano ad altrettanti errori, il tie-break l’ha vinto lui e poi è stato di nuovo monumentale nel secondo set. Un piccolo calo di ritmo gli è costato il break nel terzo game, ma è stato solo un episodio passeggero. Ha subito alzato di nuovo il livello del suo tennis, e con un rovescio in palla (e incisivo) quanto il diritto ha vinto di nuovo quattro game di fila, obbligando il rivale alla resa e ipotecando uno dei successi più importanti della sua intera carriera.
LA SEMIFINALE MANCA DAL 2013
Malgrado negli anni scorsi abbia sconfitto anche un paio di top-10 (l’ultimo Berdych, nel settembre 2015 a San Pietroburgo), sul rosso il tennista di Budrio non aveva mai superato un giocatore di classifica migliore del “Peque”. Una vittoria che dà fiducia e conferma il suo buon periodo, ricco di partite di qualità. Solo negli ultimi due mesi l’azzurro ne ha giocate (e vinte) numerose: con Delbonis all’Estoril, con Nadal a Parigi, con Cuevas a Wimbledon e ora anche quest’ultima. Segno che il livello del suo tennis non è affatto quello rispecchiato dalla classifica ATP, e se dovesse trovare un pizzico di continuità l’ennesimo rientro fra i primi 100 del mondo – e anche qualcosa in più – è assolutamente a portata di mano. L'aurugio è che non sia ancora chiuso nemmeno il discorso titolo ATP: giovani a parte, Simone è uno dei più forti in attività a non aver mai vinto un torneo del Tour. Magari ce l’avrebbe fatta senza infortuni, arrivati sempre nei momenti peggiori, ma non è detto che il tempo sia scaduto. A 32 anni non sarebbe affatto il più anziano. Nel frattempo, in Svezia può provare a riconquistare una semifinale nel Tour che gli manca addirittura da oltre cinque anni, quando a San Paolo si arrese a David Nalbandian. Venerdì sul suo cammino ci sarà Henri Laaksonen, lucky loser svizzero n.148 ATP, a sorpresa a segno su Matteo Berrettini. Il romano, che tanto era piaciuto lunedì contro Leonardo Mayer, ha pescato una giornata no, sbagliando tantissimo e perdendo in fretta il contatto con l’avversario, a segno per 6-2 6-2. Laaksonen non andrà preso sottogamba, perché ha un tennis che – in barba alla classifica – gli ha spesso permesso di essere competitivo a livello ATP, ma se Bolelli vuole tornare in alto certe chance non le può proprio mancare.

ATP 250 BASTAD – Secondo turno
Simone Bolelli (ITA) b. Diego Schwartzman (ARG) 7-6 6-3
Henri Laaksonen (SUI) b. Matteo Berrettini (ITA) 6-2 6-2
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