Dalla nascita dell’Era Open
il tennis italiano maschile ha vinto un totale di 58 titoli, il primo nel 1971 a Senigallia con Adriano Panatta, l’ultimo ad aprile a Budapest con Marco Cecchinato. Se si esclude il vecchio appuntamento del Circolo Tennis Firenze, che in ventidue anni di storia ha incoronato un azzurro per ben sette volte (
e tornerà a settembre vestito da Challenger), il torneo che ha regalato più successi agli azzurri è quello di Bastad, uno di più longevi dell’ATP World Tour, organizzato ogni estate addirittura dal 1948.
L’hanno vinto ben quattro italiani: Tonino Zugarelli e Corrado Barazzutti negli anni '70, Paolo Canè nell’89 e Andrea Gaudenzi nel 2001, e sembra esserci un’opportunità concreta per far lievitare il numero dei trionfi. A farci un pensierino è Fabio Fognini, che ha scelto la Svezia in una settimana dedicata per dieci anni di fila al torneo di Umag (tanti da diventare il secondo ad aver vinto più incontri nella storia del Croatia Open, alle spalle di Carlos Moya), e a detta della semifinale appena conquistata pare aver preso una decisione corretta. All’esordio in Svezia il numero uno azzurro ha faticato contro Mikael Ymer e poi ha polemizzato sui social per un titolo della Gazzetta dello Sport, indispettito – a torto – da un “pena” che non è altro che voce del verbo penare, quindi soffrire, ma
all’indomani ha portato sul Centrale una versione di sé decisamente migliore, spuntandola per 6-4 6-3 su Federico Delbonis, in un duello mai davvero in discussione. In passato tutte le sfide fra i due si erano trasformate in delle battaglie, compreso un singolare pesantissimo in Coppa Davis nel 2016 e la finale dell’ATP 500 di Amburgo di tre anni prima, mentre stavolta la superiorità di Fabio è stata netta fin dall’inizio,
permettendogli di spuntarla in appena 81 minuti.