Ambizióne. s. f. [dal lat. ambitio -onis, der. di ambire: v. ambire]. – Sentimento di chi ambisce, desiderio vivo, aspirazione a qualche cosa: Usato assol., desiderio di potere, di onori, di grandezza; in senso positivo, desiderio di eccellere, di migliorare la propria posizione sociale o professionale. Dalla Treccani, un termine che spesso fa discutere. Ricordo che quando Fabio Fognini era agli inizi della sua carriera ma già mostrava un talento non comune, il suo coach dell’epoca, Leonardo Caperchi, mi disse: «In Italia abbiamo paura anche solo a pronunciarle le parole top ten». In campo femminile, il tabù è stato sdoganato il 19 agosto 2009 da Flavia Pennetta, prima italiana di sempre a varcare la soglia delle Prime Dieci. Sull’onda, ci sono arrivate anche Francesca Schiavone, Sara Errani e Roberta Vinci, con due Slam e altrettante finali Major come asset principale. In campo maschile, sono quarant’anni che aspettiamo un traguardo raggiunto in carriera non solo da autentici fenomeni. Per dire, ci sono riusciti anche Rainer Schuettler e Nicolas Massu, Arnaud Clement e Juan Monaco, Paradorn Srichaphan e Jurgen Melzer, Jack Sock e Pablo Carreno Busta. In totale, si contano 79 giocatori negli ultimi vent’anni, in rappresentanza di 27 nazioni tra cui Cipro, Ecuador, Thailandia, Bulgaria, Slovacchia. Il Cile ne ha portati tre, i cugini francesi otto, la Spagna dieci. Un confronto imbarazzante col nostro movimento che fin qui ha prodotto un solo top 15 (Fognini, numero 13) nel doppio del tempo.
Eppure, c’è di che essere ottimisti perché la nuova nidiata di giovani promesse non è probabilmente mai stata di così alto livello. A guidarla, Matteo Berrettini, che non è più un teen-ager ma già una bella realtà, con margini di miglioramento notevoli; dietro,
Jannik Sinner,
Lorenzo Musetti e
Giulio Zeppieri, tutti diciassettenni, molto diversi tra loro ma accomunati dal talento e da guide sicure (e senza dimenticare Luca Nardi, 16 anni ad agosto, per tanti tecnici un vero fenomeno dal punto di vista tennistico). La figura del coach è infatti centrale: Piero Melaranci (con Zeppieri), Simone Tartarini (con Musetti), Vincenzo Santopadre (con Berrettini) hanno fin qui svolto un lavoro notevole, accompagnando questi ragazzi fin dai primi passi. Sinner invece, a 13 anni è finito nella miglior officina di tennis in Italia, il Piatti Tennis Center di Bordighera, per insistente volontà di Massimo Sartori che quel percorso lo ha già affrontato con successo insieme ad Andreas Seppi. Gente che sa cosa serve per diventare campioni e ci vede lungo. Roberto Marcora, investito da Sinner nella finale del Challenger di Bergamo, lo ha ricordato nel discorso post-match: «Un giorno Piatti mi chiese di palleggiare con questo ragazzino, Sinner. Dopo qualche minuto mi disse: “Guarda che fra qualche anno ne farai pochi contro di lui”. Sapevo che Riccardo era un grande coach, non sapevo fosse anche un veggente». In totale a Bergamo, Marcora di game ne ha raccolti quattro. Ecco, il coach che segue Sinner ogni giorno, Andrea Volpini, è stato criticato da qualche appassionato per aver dichiarato apertamente l’obiettivo: «Vogliamo la top 10». E non dopo il successo a Bergamo, ma già lo scorso novembre. Concetto ribadito da coach Sartori.
Sboroni, ha gridato qualcuno, senza comprendere che certi traguardi vanno programmati, senza inseguire l’immediato ma con una visione a medio-lungo termine. «Se di Sinner ne avessimo dieci, uno finirebbe sicuro nei Dieci» ha detto Sartori. Ecco, magari dieci non li abbiamo ancora, ma su una bella manciata possiamo contarci.