Lorenzo Cazzaniga - 02 January 2019

IL COACH ALLA BOUCHARD: «YOUR ATTITUDE FUCKED UP »

Michael Joyce si è rivolto in maniera piuttosto forte a Eugenie Bouchard durante un cambio di campo. Ma ha ottenuto il risultato sperato. Bouchard: «Una vittoria che abbiamo ottenuto insieme»

Qualche settimana fa, Roger Federer ha parlato di come sia difficile pagare un coach per dirti qualcosa che non ti piace. E il discorso è spesso ancora più complicato per il coach, che deve intervenire, talvolta duramente, nei confronti del proprio datore di lavoro. Ecco, Michael Joyce, celebre soprattutto per essere stato il protagonista di un meraviglioso racconto di David Foster Wallace, non ha mostrato grandi sofferenze nel criticare l’attitudine di Eugenie Bouchard, con la quale ha cominciato a lavorare da poche settimane ed erano sostanzialmente all’esordio in un torneo WTA. La Bouchard, fenomeno dei social, molto meno in campo nelle utlime stagioni, sta pure giocando benino ad Auckland dove al primo turno ha sconfitto Madison Brengle e al secondo stava affrontando la non irresistibile Bibiane Schoofs, 30manni, numero 95 del ranking. Dopoo aver perso il primo set al tie-break, la Bouchard è riuscita a trascinare il match al set decisivo. A quel punto è intervenuto Joyce: «Il problema è molto chiaro ed è il tuo atteggiamento. Appena sei rimasta concentrata hai vinto il set. Your attitude fucked up».

Guarda il dialogo tra Joyce e Bouchard

La Bouchard ha quindi vinto il terzo set (6-7 6-4 6-4 lo score finale) e si è regalata i quarti di finale contro Julia Goerges. A fine match, Eugenie ha reso merito al suo coach: «Probabilmente non avevo tenuto l’atteggiamento giusto durante la partita e avevo bisogno di qualcuno che me lo facesse notare per correggerlo e giocare meglio. Credo che questa vittoria l’abbiamo ottenuto insieme».

Il commentatore tv si è poi scusato per l’audio colorito ma nemmeno esagerato: talvolta c’è bisogno che un coach utilizzi termini un po’ forti per scuotere una giocatrice e il fatto che si possa sentire in tv è un deterrente che però non può (e non deve, almeno entro certi limiti) privare un allenatore di un’opzione che può ritenere importante per raggiungere il suo scopo.

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