Riccardo Bisti - 14 September 2018

Il pasticciaccio brutto di San Giorgio Jonico

Il circolo in cui è cresciuto Thomas Fabbiano è sotto sequestro per le lamentele di alcuni residenti, infastiditi dalla polvere della terra rossa. L'iter burocratico va avanti da un anno e mezzo: nel frattempo, si è sgretolata la base sociale. Non c'è più niente, neanche telefono ed energia elettrica. Ma non manca la speranza.

Ogni tennista ha un suo luogo magico. Oggi Thomas Fabbiano si trova a Istanbul, in Turchia, a caccia di punti preziosi per tornare tra i top-100 ATP. Ma il suo posto del cuore rimane un piccolo club, con due campi in terra rossa, laddove ha gettato le basi per costruire il giocatore che è diventato, capace di arrivare a rappresentare l'Italia ai Giochi Olimpici e in Coppa Davis. Fabbiano si reca spesso al Circolo Tennis San Giorgio Jonico, ma se ci tornasse oggi troverebbe una brutta sorpresa. Lo troverebbe chiuso, sprangato, sequestrato. Manco fosse un bene confiscato alla Sacra Corona Unita. Per fortuna, la malavita non c'entra nulla. “Però stiamo vivendo un momento molto triste” sospira Sandro Cometa, presidente del club pugliese. Il circolo è nato nel 1995 e in poco tempo è diventato un centro di aggregazione sociale per l'intera comunità di San Giorgio Jonico, circa 20.000 abitanti a due passi da Taranto. Non solo tennis, ma attività culturali, teatrali, corsi di inglese e un fiore all'occhiello: un torneo Open da 4.000 euro di montepremi che attira(va) tanti ottimi giocatori. Proprio in occasione dell'Open del 2017 è successo l'incredibile. Difficile trovare altri aggettivi per descrivere le ragioni che hanno spinto la Procura di Taranto a ordinare un sequestro cautelativo, proprio nel giorno in cui iniziava il torneo. Tenetevi forte: il motivo riguarda la terra rossa. Da qualche tempo, nei pressi del circolo, è stato costruito un palazzo a uso abitativo. Alcuni residenti (non tutti, anzi, una minoranza) si sono lamentati del fatto che la terra rossa, nelle giornate ventose, arrivasse fino ai terrazzi. Detto che in Italia ci sono altri circoli con caratteristiche simili, circondati da abitazioni, se tutti ragionassero così non si potrebbe più giocare sulla terra battuta. Eppure, la notifica non era uno scherzo. Ed è stato l'inizio di un iter giudiziario da incubo, il cui unico risultato è stata la distruzione del circolo. Faticosamente ottenuta la facoltà d'uso per l'Open 2017, i dirigenti del club hanno cercato di attivare un dialogo, presentando un progetto con una serie di lavori per ridurre il disagio dei residenti. “Avremmo costruito un impianto di irrigazione temporizzato, da utilizzare soprattutto nelle giornate ventose, e avremmo costruito reti divisorie ancora più alte e più fitte”. L'iter burocratico è poco interessante per il lettore: basti ricordare che la facoltà d'uso è stata concessa e poi revocata in più occasioni, fino al definitivo ordine di sequestro, datato 24 ottobre 2017. Da allora, due istanze di dissequestro sono state rigettate e oggi ce n'è in ballo una terza. Nel frattempo, l'oggetto del problema (la terra rossa) è stato rimosso, ma i due campi sono lì, giacenti, senza più nulla. Niente superficie, niente reti, niente arredi permanenti. Il comune si è schierato con il club, diramando una delibera che impone di ricostruire i campi con una superficie diversa.

UNA PAGINA NERA
“C'è stato un episodio simbolico che mi ha fatto molto male - dice il presidente Cometa - abbiamo dovuto spegnere il telefono e la corrente elettrica. Essendo il circolo sequestrato e inutilizzabile, girava tutto a vuoto e dovevamo pagare 500 euro a bimestre. Per questo, abbiamo dovuto tagliare le ultime cose vitali. Nel frattempo, la terra rossa è stata rimossa a spese del comune”. Adesso è in ballo un'istanza di dissequestro, ma se anche le cose dovessero andare a buon fine, i campi non vedranno la luce prima della primavera 2019, perché montare i campi in Play-It d'inverno può essere problematico. “Noi vorremmo soltanto riappropriarci del nostro circolo – prosegue Cometa – vorremmo ricreare un ambiente che era un ritrovo, inoltre avevamo in progetto di costruire una piccola palestra in legno che poteva servire anche per riunioni e convegni”. In tutto questo, la FIT che fa? “Nel periodo in cui avevamo la facoltà d'utilizzo è passato Thomas Fabbiano e si è fermato per qualche giorno – racconta Cometa – aveva appena raggiunto il best ranking e abbiamo organizzato una piccola festa. C'erano anche Isidoro Alvisi (consigliere federale, uno dei dirigenti più vicini a Binaghi, ndr) e il presidente regionale. Si sono resi disponibili qualora avessimo avuto bisogno di fondi per la ricostruzione dei campi. In teoria il Credito Sportivo non concede prestiti per impianti già esistenti, ma solo per quelli nuovi. Tuttavia, vista la particolarità della situazione, avrebbero potuto intercedere per ottenere una deroga. Ad ogni modo, speriamo ancora di poter accedere al finanziamento pubblico senza dover ricorrere a fidejussioni importanti. 100.000 euro sarebbero più che sufficienti per realizzare i campi e magari effettuare altri lavori, come l'illuminazione a led che consentirebbe di risparmiare con la corrente elettrica. Dovremmo esserci, ma la graduatoria per l'accesso al finanziamento si attende da qualche mese”. In un modo o nell'altro, il Circolo Tennis San Giorgio Jonico ripartirà con due bei campi in Play-It. Ma non sarà facile ricreare una base sociale, attirare frequentatori e bambini. E, soprattutto, nessuno potrà cancellare una pagina nera. Le immagini attuali sono un pugno nello stomaco. Nel 2017, il club ha pagato le tasse federali “Lo abbiamo fatto per mantenere la base sociale e anche perché speravamo in esiti diversi, ma quest'anno non è proprio possibile. Non siamo nelle condizioni di poterlo fare”. E speriamo che la giustizia federale non si muova con multe e/o sanzioni a colpire ulteriormente un circolo messo in ginocchio dalle circostanze. “In occasione del torneo Open, la città viveva una settimana di festa: ogni sera c'era un evento, tanta gente veniva al tennis. Non credo di esagerare se dico che siamo il circolo dei sangiorgesi”. Un circolo che è stato sprangato perché qualche granello di terra rossa finiva sui balconi di un condominio. Una pagina nera che, speriamo, possa diventare solo un brutto ricordo. “Vivere al sud non è sempre facile – chiude Cometa – non ci sono tanti luoghi di aggregazione. Noi lo eravamo”. E speriamo che in questo periodo di inattività non sia andato perduto il nuovo Thomas Fabbiano. Sarebbe un peccato mortale, per il quale qualcuno dovrebbe mettersi una mano sulla coscienza.

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