Riccardo Bisti - 16 July 2018

Chun Hsin Tseng, La stella di Taiwan

L'ultimo a vincere Roland Garros e Wimbledon junior nello stesso anno era stato Gael Monfils. Quest'anno c'è riuscito il taiwanese Tseng, cresciuto nel mito di Kei Nishikori, un passato in Spagna e un presente da Mouratoglou. È ancora un po' timido, ma sul campo non mostra incertezze. L'unico dubbio può essere l'altezza.

Nato l'8 agosto 1981, Roger Federer ha vinto la prova junior di Wimbledon nel 1998. Chun Hsin Tseng è nato a Taipei esattamente 20 anni dopo, l'8 agosto 2001. E vent'anni dopo Federer, ha vinto Wimbledon junior. Vi abbiamo già raccontato come sollevare la coppetta sul Campo 1 non sia affatto un lasciapassare verso il tennis che conta, però questo ragazzo - non ancora 17enne - sembra essere un buon cavallino su cui puntare. In caso contrario, difficilmente Patrick Mouratoglou avrebbe speso la sua immagine per lui. C'era anche “Mou” nel suo box, durante la finale contro il britannico Jack Draper, figlio dell'ex CEO della Lawn Tennis Association. Motivo? Tseng si allena part-time nella maxi-accademia di Mou, nel cuore della Costa Azzurra. Una partita che sembrava facile, poi è entrata in bagarre, davanti a un pubblico entusiasta, desideroso di applaudire un vincitore britannico dopo 56 anni. Quando Draper ha preso un break di vantaggio nel terzo set, molti hanno pensato che si potesse fare. Non Tseng, che in quel momento ascoltava "soltanto il rumore del mio respiro”. E allora si è imposto 6-1 6-7 6-4, firmando una doppietta (Roland Garros più Wimbledon) che tra i ragazzi mancava dal 2004, dai tempi di Gael Monfils. Quello perso contro Draper è stato l'unico set ceduto da Tseng negli ultimi Slam giocati: percorso netto a Parigi, percorso quasi netto a Londra. Peccato che abbia perso in finale all'Australian Open contro Sebastian Korda, altrimenti si presenterebbe allo Us Open con la speranza di azzeccare un incredibile Grand Slam Under 18. Tseng porta l'apparecchio ai denti ed è ancora un po' timido quando deve parlare con i giornalisti, in una lingua che non è la sua, ma sul campo non mostra incertezze. E anche le idee sono abbastanza chiare: “Passerò professionista l'anno prossimo – dice – quest'anno giocherò ancora lo Us Open e le Olimpiadi giovanili”. Nel frattempo, ha già dimostrato un livello sufficiente per fare buone cose tra i professionisti, e vivere nel migliore dei modi la delicata transizione. Quest'anno si è già aggiudicato due tornei Futures, uno in Vietnam (e vabbè) e uno in Portogallo, appena prima di andare a Londra. Già numero 600 ATP, ha gettato una base importante per l'anno prossimo, dove probabilmente sbarcherà presto nel mondo Challenger e poi, chissà, potrebbe usufruire di qualche wild card nei tornei maggiori.

MODELLO NISHIKORI
Avvolto dall'ingombrante presenza della Cina, Taiwan ha una buona tradizione tennistica, specie se relazionata a un bacino umano così così. Hanno Su Wei Hsieh, grande doppista e ottima singolarista (che quest'anno si diverte a battere le big: Muguruza in Australia, Halep a Wimbledon), mentre tra gli uomini il migliore è Yen Hsun Lu, ex numero 33 ATP noto per due motivi: ha raggiunto i quarti a Wimbledon 2010, quando vinse una grande partita conro Andy Roddick. Inoltre, è il più titolato di sempre nei tornei Challenger, con ben 28 titoli. Aveva sviluppato le sue qualità atletiche di notte, quando aiutava suo padre nella suo mestiere di... cacciatore di polli. Più tradizionale la crescita di Tseng, da sempre allenato da papà Yu Te. “La mia famiglia è sempre stato il mio più grande supporto nel tennis. Mio pare è il mio allenatore, dagli inizi fino a oggi – ha detto Tseng, che per un paio d'anni è transitato in Spagna, presso la Tennis Group Academy di Marbella – devo ringraziarli per avermi sempre sostenuto”. Da buon asiatico, Chun Hsin ha scelto di idolatrare Kei Nishikori. “Penso che sia il miglior giocatore asiatico: il mio stile è simile al suo, quindi vorrei diventare come lui”. Lo ha incontrato quattro anni fa, quando si trovava presso l'IMG Academy per giocare l'Eddie Herr Championships. “Ho seguito un suo allenamento con Nick Bollettieri e alla fine gli ho chiesto una foto. Penso di averla messa sul mio profilo Facebook”. Tutto qui: il suo atteggiamento ricorda un po' quello del giovane Hyeon Chung, che cinque anni fa perdeva la finale contro Gianluigi Quinzi. Non sembrava pronto per affrontare le insidie ambientali, ancor più tecniche, del tennis. Poi abbiamo visto fino a dove si è spinto. Tseng può intraprendere un percorso simile, anche se è ancora piccolino. 175 centimetri non sono molti, nel tennis attuale. La pensa così Peter Fleming, che ha commentato la finale per la BBC. C'è ancora qualche margine di crescita, ma soprattutto l'esempio di Nishikori ad alimentare la fiducia. Se non arrivi al metro e ottanta, diventare numero 1 del mondo sembra impossibile. Ma un posto tra i top-5 si può ottenere, eccome. Tseng ci metterebbe la firma?

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