dal nostro inviato a Parigi, Max Grassi
Conosci l’antico libro di Giobbe? Satana gli ha tolto tutto, soldi, moglie, figli. Ma lui non ha mai perso la fede in Dio che alla fine gli ha restituito tutto raddoppiato. E’ un po quello che è successo a te con il tennis che prima ti ha tolto e poi ti ha restituito con gli interessi...
“E’ vero. Sono passato dal rifiuto di questo gioco per la maggior parte della mia vita e della mia carriera al capire che in fondo è stato proprio grazie al tennis che ho ottenuto la mia scuola, mia moglie, il tempo da dedicare ai miei figli, cosa che tanti padri purtroppo non hanno”.
E ti piace guardarlo?
“Mi godo il mio sport molto più adesso di quando giocavo. Adesso posso sedermi e guardar giocare gli altri senza alcuno stress, senza preoccuparmi, senza dover più pensare a cosa avrei dovuto fare per battere quel giocatore. Quest’anno ho visto la semifinale di Parigi tra Federer e Djokovic ed è stato uno dei più bei match che io abbia mai visto, hanno tenuto uno standard altissimo. Mentre la rivalità tra Federer e Nadal è una delle migliori che il nostro sport abbia mai avuto”.
Perdonami la domanda banale a cui avrai già risposto un milione di volte: cosa pensi di aver dato al tennis e cosa invece hai ricevuto?
“Quello che spero di aver dato è di aver lasciato un tennis migliore di quando sono arrivato. Credo di essere stato uno dei primi a colpire piatto e forte sia di diritto che di rovescio e questo ha alzato la qualità del gioco. E poi credo di aver avvicinato tantissima gente a questo sport (si prende una lunga pausa, ndr.). Ma penso di aver dato più io al tennis di quello che ho preso. Non fraintendermi, come ti ho detto poco fa devo tantissimo a questo sport, ma onestamente penso sia così”.
Nella tua autobiografia “Open” hai descritto i tuoi giorni sul circuito come un vortice. Come è cambiata la tua vita da quando non sei più un giocatore?
“Il vortice a cui facevo riferimento era un po’ il mondo che mi circondava, un mondo che non riuscivo in nessun modo a controllare. Tutto era veloce. Adesso la mia vita è molto ragionata. Ed è tutto sotto il mio controllo”.
Riesci a fare davvero quello che vuoi, insomma. E la tua giornata tipo?
“Non ho giornate tipo (ride, ndr.). Non so cosa siano, ogni giorno è un’avventura”.
Curiosando un po’ nella tua vita privata, hai sempre parole splendide per Stephanie, tua moglie; ma c’è qualcosa che ti riesce fare meglio di lei?
“Secondo me o lei?”.
Entrambi.
“Credo niente. Certamente non giocare a tennis. In casa è lei che porta i pantaloni (ride, ndr.)”.
Uno dei partner più importanti per la tua fondazione è la maison orologiera Longines. Come è nato il vostro rapporto? “Sono venuti a Las Vegas molto tempo fa per vedere cosa stavo facendo con la mia fondazione. Prima ancora di firmare un contratto hanno voluto capire come stavo lavorando. E’ un approccio che ho molto apprezzato. E così abbiamo cominciato a discutere su quello che era stato fatto e che ancora andava fatto. Loro, come me, sono interessati a salvaguardare il futuro delle persone. Anche loro usano il successo come un’opportunità per cambiare la vita delle persone. Insieme condividiamo questa visione”.
Cosa ti piace di Longines?
“Che domanda: gli orologi”.
L’estetica o la meccanica?
“L’estetica. Non farmi domande tecniche sugli orologi per favore. Anzi, devi sapere che Longines non sostiene la scuola solo con importanti assegni ma hanno tenuto e tengono anche dei corsi ai ragazzi su come si costruiscono questi orologi così sofisticati. Per cui se vuoi sapere qualcosa sulla meccanica devi venire a Las Vegas e chiedere a loro”.