Sei anni dopo, l'Italia torna a vincere un torneo ATP su una superficie diversa dalla terra battuta. Il successo arriva nel migliore dei modi, nell'alba italiana di una domenica d'agosto, a otto fusi orari da qui: Fabio Fognini non era mai stato a Los Cabos, ma dopo un primo set da incubo al primo turno (contro Quentin Halys), ha trovato un grande feeling con il cemento messicano. Se le vittorie contro Nishioka e Norrie erano nell'ordine delle cose, il successo nell'estremo sud californiano assume valore e prestigio in virtù del 6-4 6-2 rifilato a Juan Martin Del Potro. Coach Franco Davin non era in Messico, ma sicuramente avrà scambiato qualche parola con Fabio, dandogli i giusti suggerimenti per affrontare un giocatore che ha allenato per quasi un decennio. A parte i primi tre game, piuttosto complicati, Fognini è stato perfetto nell'interpretazione della partita e – soprattutto – nel mettere in atto il piano studiato a tavolino. È semplice individuare il da farsi, meno facile attuarlo, specie se il tuo avversario è numero 4 del mondo, peraltro con legittime ambizioni di salire ancora più in alto. Fabio è stato bravissimo nel togliere il respiro a Del Potro, soprattutto quando l'argentino era costretto a giocare la seconda palla. Per intenderci, nel primo set Fognini ha raccolto il 75% dei punti sulla seconda di Delpo. Sotto 3-0, ha raccolto cinque game consecutivi che hanno dato un indirizzo preciso alla finale. Nel secondo, lo strappo a favore di Fognini arrivava già al terzo game, poi era un dolce planare verso il successo: secondo break, 5-1, 5-2 e poi chiusura in bellezza con una volèe di rovescio, accarezzata, con l'ultima palla del torneo che si è spenta subito dopo la rete.