Gli ATP 500 di Dubai e Acapulco termineranno sabato. E' un modo per consentire ai giocatori di avere qualche ora in più per raggiungere Indian Wells, sede del primo Masters 1000 stagionale. Per questo, mercoledì si giocano tutti gli ottavi di finale. E il programma di Acapulco, senza nulla togliere alla presenza di Murray e Federer negli Emirati, è superiore. All'alba italiana, il pubblico messicano potrà ammirare un clamoroso Djokovic-Del Potro, peraltro dopo aver ammirato Nadal (contro il nostro Paolo Lorenzi) e Marin Cilic, senza dimenticare Nick Kyrgios. Nonostante il montepremi di Dubai sia quasi doppio rispetto ad Acapulco (2.617.160$ contro 1.469.745), il 2017 segna il sorpasso dei messicani in termini di appeal e interesse complessivo. Ma come è stato possibile? Le ragioni sono principalmente due.
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La scelta di Acapulco di passare al cemento. Quando si giocava sulla terra battuta, il Messico non era attraente per i top-players. Un campo in cemento, simile a quello di Indian Wells, è la preparazione ideale prima della trasferta americana. Pur facendo parte della “Golden Swing” latinoamericana, Acapulco ha un legame meno viscerale con la terra battuta. Senza dimenticare che il Messico, dal punto di vista strettamente geografico, si trova in Nord America. Il passaggio al cemento, dunque, non ha causato polemiche e rivolte culturali come invece potrebbe accadere in Argentina e in Brasile.
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Il nuovo calendario ATP ha reso Acapulco ancora più funzionale alle esigenze dei giocatori. Fino all'anno scorso c'era di mezzo il primo turno di Coppa Davis: per questo, tra la fine di Dubai e Acapulco e l'inizio di Indian Wells c'erano una decina di giorni. I top-players, dunque, avevano tutto il tempo di incassare i petrodollari di Dubai e poi organizzare il viaggio in California. Adesso la vicinanza geografica tra il Messico e la California è un notevole valore aggiunto.