ABBASSO LA TENSIONE!

Trovare la corda giusta per il proprio tipo di gioco non è sufficiente: è infatti fondamentale incordarla a una tensione adeguata. Ma quale può essere? Ecco alcuni consigli da seguire, a partire da un concetto logico: usare la tensione minima che ci permetta di avere controllo dei colpi, colpendo in maniera corretta
Molti sarà capitato di guardare in televisione o su YouTube una partita degli anni Settanta e di notare che la maggior differenza rispetto al tennis attuale è soprattutto la velocità di palla, che ora viaggia decisamente più rapida rispetto a quanto avveniva nell'epoca delle racchette di legno, di metallo e dei primi telai composite. Allo stesso modo, se guardiamo una partita degli anni Ottanta e Novanta, appare evidente la differenza in termini di parabole, traiettorie di gioco e presa delle rotazioni, sempre combinate ad una velocità assolutamente considerevole. Sia ben inteso che l'adozione delle racchette in materiali compositi, il conseguente abbassamento dei pesi e l'adozione di piatti corde di dimensioni ben maggiori rispetto ai 65 pollici del legno, ha consentito nel tempo di sviluppare un tennis differente, fatto di un uso massiccio della rotazione top spin e di una componente fisica che in certi casi è diventata assolutamente predominante.

Un salto epocale (dopo quello avvenuto per merito dei telai in grafite) è dato dall'avvento delle corde monofilamento in poliestere, risultato un elemento rivoluzionario in un settore che si stava progressivamente trasformando. Ma l'utilizzo delle corde in poliestere, cosa ha cambiato e in quale maniera la tecnica di gioco? Perché utilizzarle? E chi può godere maggiormente dei benefici? Un elemento fondamentale che deve essere messo in evidenza è che la corda in poliestere è stata concepita e progettata con un obiettivo molto preciso, ovvero quello di regalare massimo controllo e presa delle rotazioni sacrificando la resa elastica, la durata dinamica e il comfort all'impatto. In buona sostanza, si tratta di corde dedicate a giocatori agonisti di alto livello. Ricordiamo che i primi profeti di questa tipologia di corde sono stati Thomas Muster, Andre Agassi e Gustavo Kuerten, giocatori che facevano della potenza, della consistenza e del controllo un elemento fondamentale del proprio gioco. Curiosi aneddoti sono legati all'utilizzo dei monofilamenti: Thomas Muster, ex numero uno al mondo, conservava le proprie racchette incordate con monofilo a 40 kg (!), all'interno del frigorifero a bordo campo per limitare al minimo il calo di tensione e avvertire all'impatto una sensazione granitica e di massima consistenza. Un secondo episodio, riportato anche nella sua celebre autobiografia, si riferisce ad Agassi che, durante l'edizione 2002 degli Internazionali d'Italia al Foro Italico, su consiglio di coach Darren Cahill e del suo incordatore personale, Roman Prokes, testò le nuove e sconosciute Luxilon Original per un paio di ore. Usci dal campo pronunciando la famosa frase: «Queste corde dovrebbero essere illegali: è impossibile tirare la palla fuori».
Le corde monofilamento sono dunque state l'ultima vera rivoluzione nel mondo del tennis e hanno inciso pesantemente sulla natura e caratteristiche delle racchette ma anche sullo sviluppo tecnico-tattico del gioco, nonché sull'impostazione stilistica dei giocatori, sia in ambito maschile sia in quello femminile. Il monofilamento in poliestere, grazie alle proprie caratteristiche, consente di ottenere un incremento di rotazioni mediamente pari al 10-15% rispetto a una corda multifilamento, principalmente per due caratteristiche fisiche, specifiche di questo materiale: l'effetto snap-back che consiste nella deflessione della corda all'impatto con la palla e il violento ritorno della stessa nella posizione di partenza. Questo effetto di spazzolatura della palla, determinato dalla notevole rigidezza, conferisce una specifica attitudine alla presa delle rotazioni e consente di incrementare il top spin in modo sostanziale. Il secondo effetto è quello relativo alla plasticizzazione progressiva del materiale, ovvero alla deformazione plastica della corda che consente di abbracciare e mordere la palla durante il breve ma fondamentale intervallo di contatto con le corde.

Ma attenzione, è fondamentale mettere in evidenza che sia il primo sia il secondo effetto, devono essere attivati da un'azione dinamica del giocatore e dunque, se non si ha forza sufficiente per deflettere la corda, non si può in alcuna maniera ottenere un incremento delle rotazioni, qualsiasi corda si decida di utilizzare. Inoltre, se la tensione a cui si incorda è troppo alta rispetto all'accelerazione e potenza espressa, non riuscirò nemmeno in questo caso a sfruttare adeguatamente il top spin che si può creare con una corda monofilamento. Se per esempio utilizzo un telaio con uno schema di incordatura fitto, un 18x20 per intenderci, a parità di tensione, dovrò imprimere maggior potenza per flettere le corde orizzontali (quelle che contano) e ottenere potenza e rotazione. In buona sostanza, se non sono in grado di far flettere la corda in modo apprezzabile, non potrò in alcun modo percepire la differenza di feeling e risposta dinamica tra una corda e un'altra. In questi termini, In questi termini, la soluzione più logica è quella di incordare alla tensione più bassa possibile che consenta comunque di controllare i colpi. Perché è del tutto inutile spendere una cifra considerevole per l'armeggio utilizzato da un campione, magari alla sua stessa tensione, se non sono in grado di poterne attivare la risposta. Per fare un esempio del tutto reale in termini pratici, sarebbe come montare delle gomme da gran premio su una utilitaria a metano che si usa per andare al lavoro tutti i giorni o delle gomme da MotoGP su uno scooter da 50cc.
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