Mentre la TV filtrava le immagini da Budapest, qualcuno ha pensato a Simone Bolelli. Si domandava come potesse sentirsi il bolognese, ancora a secco di titoli ATP nonostante abbia vinto 117 partite nel circuito maggiore, nell'assistere alla (bella) impresa di Marco Cecchinato. Il siciliano ha realizzato un piccolo record: con appena 10 partite vinte nel tour, ha già incassato un titolo. Non se l'aspettava neanche lui, che nemmeno sperava di poter arrivare così in alto. Quando gli hanno chiesto se un titolo ATP fosse un obiettivo a inizio carriera, è stato onesto: “No, il mio sogno era entrare tra i top-100, ma non avrei mai pensato di vincere un torneo”. Invece ce l'ha fatta, peraltro con un pizzico di fortuna. Soltanto otto giorni fa, perdeva nelle qualificazioni contro Jurgen Zopp. I ritiri di Laslo Djere e Florian Mayer gli hanno consentito di entrare ugualmente in tabellone, poi è iniziata una favola che Marco si è costruito con le sue forze, visto che ha superato almeno tre giocatori molto qualificati come Damir Dzumhur (già battuto a Monte Carlo), Jan Lennard Struff e Andreas Seppi. Per l'Italia è il titolo numero 58 nel circuito ATP, il numero 42 sulla terra battuta. Cecchinato è il 23esimo azzurro a centrare l'obiettivo, ma c'è un dettaglio statistico in più: è il primo lucky loser italiano a farcela, il nono in assoluto. Il fenomeno dei titoli dei “perdenti fortunati” si è riproposto con frequenza negli ultimi anni, dopo che nei primi 40 anni di Era Open c'erano stati soltanto quattro casi. Dopo un paio di episodi nel 2008 e nel 2009, quello di Cecchinato è il terzo successo di un lucky loser in meno di un anno.
COME GLI ANNI 80
Lo scorso anno, uno dopo l'altro, ci riuscirono Andrey Rublev (Umago) e Leonardo Mayer (Amburgo). Tornando in Casa Italia, il successo di Cecchinato conferma come i nostri giocatori siano decisamente legati alla terra battuta. Il 70% dei titoli italiani sono arrivato sul rosso: per trovare un titolo su una superficie veloce bisogna andare al 2012 (Andreas Seppi e Mosca). Più in generale, gli anni dieci del ventunesimo secolo sono stati abbastanza prolifici: gli azzurri hanno intascato 11 titoli, proprio come negli anni 80, e facendo meglio degli anni 90 (che pure sono ricordati come un discreto periodo). Da quando il tennis è diventato “Open”, soltanto i mitici anni 70 ci hanno regalato di più, con 20 titoli ATP. Ma erano gli anni dei Quattro Moschettieri azzurri. Fognini e company hanno un anno e mezzo per migliorare il bottino degli "eighties". La speranza è che possa aggiungersi qualche altro nome nuovo, magari lo sfortunato Simone Bolelli (che in questa settimana si è qualificato al torneo dell'Estoril). La classifica dice che ci sono stati un paio di italiani con un best ranking migliore del suo a non vincere tornei ATP: Cristiano Caratti (che ha vinto “appena” 72 partite) e Potito Starace (162 match vinti e ben 4 finali). Che Simone si sia fermato a una sola finale (Monaco di Baviera, ormai 10 anni fa) è però davvero un peccato. Speriamo che ce la faccia. Qui sotto, le statistiche dell'Italia nell'Era Open.