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Il coaching deve essere riconosciuto e valorizzato.
Il coaching è componente diretta di ogni evento sportivo. Proibirlo significa ritenerlo qualcosa di nascosto o addirittura disonorevole. Autorizzarlo, invece, consentirebbe al pubblico di godersi uno spettacolo che rimane cruciale nel mondo dello sport. “Sono orgoglioso di essere un coach – dice Mouratoglou – e vorrei che questo lavoro, uno dei più belli del mondo, fosse finalmente riconosciuto”.
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Il tennis è l'unico sport in cui non è consentito.
Il coach francese non ha mai compreso perché il tennis non consenta l'intervento degli allenatori. “Lo si vede negli sport di squadra, in cui gli allenatori danno indicazioni da bonrdocampo e hanno l'intervallo per parlare con i giocatori. Nel basket ci sono i time out, nella boxe i tecnici hanno contatto costante con i pugili, i ciclisti parlano via radio con le ammiraglie e persino i golfisti parlano con i loro caddies. Il tennis sarebbe l'ultimo a implementare la regola, ma meglio tardi che mai”.
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Migliorerebbe la qualità del gioco e risolverebbe alcuni problemi.
"Per trovare nuovi appassionati di tennis, bisogna ammettere che si tratta di uno sport piuttosto complicato. E allora, per coinvolgre nuovi fan, bisogna coinvolgerli sul piano emozionale. Mostrare le discussioni tra giocatore e allenatore è un modo per riuscirci. In caso contrario, il tennis rischia di essere seguito soltanto dagli appassionati più accesi. A volte capita che ai giocatori non piaccia quello che dicono gli allenatori, ma questo crea ancora più 'drama', accende il pubblico e il coinvolgimento sui social network."
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Metterebbe fine all'ipocrisia regnante nel nostro sport.
"Nonostante sia vietato, molti allenatori continuano a fare coaching. Tutti i giocatori guardano verso il loro angolo, alcuni lo fanno addirittura dopo ogni punto. Alcuni allenatori comunicano tramite messaggi in codice, ma la maggior parte in modo verbale. A volte vengono puniti, ma accade raramente: gli organi di governo del tennis sono consapevoli della situazione e non chiedono agli arbitri una stretta applicazione delle regole".